Home Politica scolastica Errore magistrale, proteste a raffica contro la sentenza plenaria che mette alla...

Errore magistrale, proteste a raffica contro la sentenza plenaria che mette alla porta i maestri diplomati

CONDIVIDI

Il caso delle maestre con diploma magistrale escluse dalle GaE sta diventando una patata bollente: alle iniziative di protesta, spontanee e sindacali, negli ultimi giorni si sono aggiunte le pressanti dichiarazioni di politici, giornalisti e opinion leader.

Coro di richieste per salvare i maestri con diploma magistrale

In successione, sempre il 27 aprile, hanno condannato l’esclusione dalle Graduatorie provinciali, le cosiddette GaE, la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, la quale si dice “al fianco di questi lavoratori e rivolge un appello al Governo” perché “si riunisca subito per varare un decreto d’urgenza per sventare il più grande licenziamento di massa della storia d’Italia”; Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, per il quale serve “una soluzione, al più presto: le forze politiche concordino insieme al governo il testo di un decreto per confermare i docenti coinvolti”.

Piero Bernocchi portavoce Cobas, per il quale solo “l’assunzione in ruolo può sanare la situazione di fronte al caos che lo stesso MIUR ha contribuito a creare con una politica di non intervento sulla questione pur nota da anni”; Luigi Del Prete, segretario Usb Scuola, per il quale “il cerchio va chiuso con un provvedimento che riconosca anche il pieno diritto all’assunzione per tutti coloro che raggiungono i 36 mesi di supplenza”.

Anche il giornalista, direttore di Libero, Vittorio Feltri, ha avuto molto da ridire: “si sono dimenticati che Edmondo De Amicis scrisse Cuore basandosi sulle esperienze degli educatori di base, che Mussolini non era laureato, che Eugenio Montale era ragioniere come Enzo Biagi, che Guglielmo Marconi non era neanche diplomato e ciononostante con le sue scoperte cambiò il mondo”.

Parte pure lo sciopero della fame

Intanto, tra poche ore davanti al Miur prenderà il via lo sciopero della fame, deciso da un gruppo di maestre, dopo che l’Avvocatura dello Stato si è espressa in linea con la sentenza del 20 dicembre scorso del Consiglio di Stato: a rischio, per come si sono messe le cose, sono 10 mila maestre, di cui oltre la metà (5.665) già immesse in ruolo con l’anno di prova espletato.

Ma complessivamente sarebbero 24 mila persone, inserite a vario titolo nelle graduatorie ad esaurimento. Tra questi ci sono anche docenti di ruolo ma che nel contratto hanno una clausola risolutiva espressa. Per risolvere questo ginepraio i sindacati fanno appello al governo e al Parlamento chiedendo un provvedimento d’urgenza. Anche il Miur si dice favorevole a una soluzione di tipo legislativo.

Le proteste continuano

Intanto, c’è chi prepara la battaglia per i prossimi giorni. Decidere insieme le “prossime scadenze della lotta” per una “mobilitazione a oltranza”, contro la sentenza del Consiglio di Stato, è il tema al centro di una riunione nazionale dei diplomati magistrali che si terrà sabato 28 aprile a Firenze, in via delle Porte nuove. A darne notizia è il Coordinamento lavoratori scuola Emilia Romagna.

Per il coordinamento, “arrendersi alla sentenza del Consiglio di Stato e al parere dell’avvocatura di Stato” sullo stop al ruolo e alle supplenze per i diplomati magistrali, “significherebbe accettare un licenziamento di massa senza precedenti”. “Siamo vicini e solidali con i tanti colleghi che hanno deciso di intraprendere lo sciopero della fame – sottolinea il coordinamento in una nota -. Ma siamo anche convinti che l’unica strada che potrà salvare i nostri posti di lavoro e garantire dignità alla scuola pubblica italiana sia quella della mobilitazione a oltranza. Non bisogna arrendersi e non ci arrenderemo”.

Le ragioni dello sciopero del 2 e 3 maggio

Tra i sindacati che non si arrendono c’è sicuramente l’Anief, che ha aderito allo sciopero proclamato dal Saese il 2 e 3 maggio. Inoltre, il sindacato guidato da Marcello Pacifico si è rivolto al Governo perchè sospenda i ricorsi pendenti, in attesa della sentenza della Cassazione, della Cedu e della decisione del Parlamento europeo sul reclamo collettivo.

“In ballo – dice il sindacalista – c’è anche la condanna dello Stato italiano per via della violazione delle direttive comunitarie sui contratti a termine, visto che la grande maggioranza di questi insegnanti precari ha superato la soglia dei 36 mesi di supplenze anche non continuative”.

“Nel frattempo – continua Pacifico – chiediamo ai parlamentari, molti dei quali ‘freschi’ di nomina e sicuramente attenti alla salvaguardia dello stato di diritto, di invitare il Governo ad approvare un decreto legge. Oppure, in alternativa, un disegno di legge attraverso l’approvazione urgente da parte di una commissione deliberante speciale, in modo da evitare che scattino i licenziamenti. E per fare questo bisogna fare in fretta”.

Si uniscono gli abilitati con Tfa e Pas

Tra l’altro c’è una novità importante sul tema: con i sindacati e il Coordinamento nazionale dei diplomati magistrale abilitati, ora protestano pure gli insegnanti abilitati con il Tfa e Pas delusi dalla fase transitoria: tutti assieme chiedono a gran voce la riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato, al fine di trovare una soluzione “alla paradossale situazione dei docenti precari nelle scuole secondarie”.

I raggruppamenti, che contengono al loro interno migliaia di docenti, ricordano di avere “tutto il diritto di entrare in un canale che consenta il loro immediato inserimento in ruolo”. Per questo “insieme ai colleghi della scuola primaria chiediamo a gran voce di essere inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e condanniamo il ridicolo concorso a cattedra ideato con i decreti delegati della Buona Scuola”.