Le questioni aperte nell’ambito dell’assegnazione delle supplenze da Gps sono innumerevoli. Chi ha inserito i titoli per errore in una classe di concorso e non in un’altra, ad esempio, non vede valutati i titoli già in possesso dell’Amministrazione. Come fare? A rispondere l’avvocato Dino Caudullo, esperto di diritto scolastico durante la diretta di Tecnica risponde LIVE. “Questo è un problema che abbiamo riscontrato nel caso di inserimento dei titoli nella classe di concorso e non pure nella graduatoria di sostegno dove si era richiesto l’inserimento con riserva e poi si è sciolta la riserva. La mia idea è che avendo già dichiarato in domanda i titoli culturali in una classe di concorso l’Amministrazione debba acquisire gli stessi titoli generici anche per le altri classi di concorso. Si è riscontrato in molti casi questo problema e stiamo agendo in giudizio per vedere riconosciuti questi titoli anche in altre classi di concorso. Vige il principio del soccorso istruttorio: il candidato ha espresso la volontà di avere indicati quei titoli sebbene li abbia indicati solo una volta. L’amministrazione avrebbe dovuto quanto meno invitare queste persone a ripetere la dichiarazione dei titoli”.
Errori dell’algoritmo
Ma è sul tema degli errori dell’algoritmo che gli animi si scaldano. Davanti a una docente che rivendica “non è giusto che non si provveda da subito a ripristinare il merito; non insegnare per un anno, avendone diritto, significa non ottenere né il lavoro spettante né i punti della supplenza negata” (minuto 49:20 della trasmissione) l’avvocato Caudullo rincara la dose: “Attenzione, non insegnare significa non lavorare, e non lavorare significa non guadagnare, qui parliamo di famiglie con lavoratori precari. Non si tratta solo di ripristinare il merito ma di garantire il lavoro a chi ne ha diritto. Dietro a questo ci sono situazioni familiari delicate, non si può lasciare un lavoratore, specie precario, senza lavoro per settimane o per mesi o senza prospettiva di lavoro per un anno intero solo perché si è tarato male l’algoritmo – conclude duramente – qualcuno dovrà rispondere di questo scempio”.