Home Politica scolastica Esame di maturità: cresce la protesta dei professori

Esame di maturità: cresce la protesta dei professori

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Raccogliendo il malumore che serpeggia nelle scuola, i Partigiani della scuola pubblica prendono posizione sulla questione dell’esame di Stato, tema al quale abbiamo dedicato anche il nostro ultimo video

La critica più rilevante riguarda il fatto che “dal Miur vengano imposte nuove modalità di svolgimento delle prove scritte e del colloquio orale, a gennaio, cioè a metà anno scolastico, con il ‘treno in corsa’.  Un treno che avanza velocemente verso giugno, con tempi ristretti per reimpostare dal punto di vista metodologico e dei contenuti da trattare, la programmazione di classe e quelle curricolari”.

“Entrando poi nello specifico le modifiche previste per le prove – sostengono i PSP –  non si può non restare interdetti di fronte alle pretese del Miur.  Pretese perché impongono una revisione non di poco conto di quanto sinora è stato impostato, con un surplus di lavoro affollato, incalzante e non retribuito. Infatti, ad oggi, non sono previsti aumenti dei compensi per chi dovrà sobbarcarsi nei consigli di classe impegni aggiuntivi e per i commissari interni ed esterni, compensi, ricordiamo, fermi al 2007”.

Puntuale, infine, la critica sulla seconda prova scritta: “Non vi è dubbio, che se l’intento è quello di saggiare le competenze dei candidati, in una visione più ampia, le difficoltà per loro aumentano, dovendosi cimentare in due discipline dissimili, seppure affini per area. Ovviamente, ci saranno problemi per la correzione e per concordare una valutazione equilibrata e non penalizzante nel caso, non lo si può escludere, che sia stata fatta bene e correttamente solo una delle due ‘proposte’ “.

Non mancano infine le critiche sul nodo della valutazione: “Occorre fare una breve riflessione sulle griglie di valutazione nazionale che avrebbero lo scopo di garantire equità nell’attribuzione dei voti, da nord a sud. L’equità solo alla fine del percorso delle superiori? E perché non garantirla, se questo è l’intento del legislatore, fin dal primo anno? Cosa lo impedirebbe? Il rischio di una didattica omologata e di un pensiero omologante? Il pericolo della mutilazione della libertà d’insegnamento? L’ignorare i compositi contesti umani e sociali in cui i docenti operano?? Occorre porsi degli interrogativi al riguardo che non si eludono con la buona intenzione di una valutazione standard per i maturandi e diplomandi dal 2019 in poi”.