Neanche si è concluso il Primo quadrimestre e già si pensa agli esami di stato del prossimo giugno, mentre la Nazione è in piena pandemia da covid e ancora non sappiamo se le scuole il 7 gennaio riapriranno.
Eppure nelle scuole e tra alunni e prof se ne inizia a parlare, per cui Skuola.net ha pensato di effettuare un sondaggio per capire come i ragazzi vorrebbero affrontare la prova ultima del loro corso di studi.
E i risultati sembrano spaccare a metà le desiderata dei giovani, per cui, da una parte coloro che vorrebbero affrontare gli esami così come si svolsero l’anno scorso, dopo la chiusura di tutte le scuole a partire da febbraio, dall’altra coloro invece che vorrebbero solo un “tutti ammessi generalizzato” e chi si è visto si è visto.
Tutti però vorrebbero che la formula d’esame venisse ufficializzata quanto prima, per evitare le incertezze e le polemiche che hanno accompagnato gli esami 2020, richiesta da 9 su 10 alunni. Infatti la metà di loro si aspetta qualche notizia ufficiale nei primissimi mesi del 2021, l’altra metà la vorrebbe addirittura entro la fine di dicembre.
Nel dettaglio delle prove di esame, su un campione di 1500 alunni, un buon 53% opterebbe per un maxi-orale su tutte le materie in presenza, con una commissione il più possibile interna e con un punteggio che valorizzi più la carriera scolastica che la prova finale.
Dall’altro versante c’è un 47% che, vista la situazione, l’esame preferirebbe non farlo proprio e a tale scopo ha organizzato pure una petizione su Change.org che in poco di più di tre settimane avrebbe superato di slancio il traguardo dei 15.000 firmatari.
Il motivo, come spiega il portale Skuola.net, è facile intuirlo: la didattica a distanza non permette di prepararsi adeguatamente per una prova così importante: lo sostiene il 49% dei ‘contrari’. Mentre il 27% è convinto che non serva un esame vero e proprio per valutare la preparazione. I sostenitori degli esami di Stato ad ogni costo si aggrappano, invece, soprattutto all’effetto nostalgia: per il 48% si tratta di un passaggio importante nella vita di ogni ragazzo, che non può essere cancellato; il 24% crede che un momento che suggelli il percorso fatto serva a certificare l’impegno profuso durante il quinquennio.
Ma la maggior parte, compresi favorevoli e no, se potesse scegliere come sostenerlo replicherebbe la versione 2020: il 50%, infatti, ha apprezzato la formula d’emergenza del maxi-orale (con eventuali esercizi pratici). Le altre modalità, inclusa quella tradizionale (con due prove scritte nazionali e l’orale ‘normale’), raccolgono i favori al massimo di 1 studente su 10. Così come, da parte dei ragazzi, c’è il via libera agli esami in presenza: la approva il 51%; solo 1 su 3 la vorrebbe fare ‘a distanza’.
Il portale ha pure sondato i ragazzi sul periodo quando preferirebbero affrontare le prove: per il 56% l’esame dovrebbe comunque svolgersi a metà giugno, come sempre. Ma 1 su 4 vorrebbe uno slittamento a luglio, per avere più tempo per prepararsi al meglio, visti i ritardi di preparazione accumulati in questi mesi. Mentre quasi 1 su 5 spinge per anticiparlo a fine maggio. Così come andrebbe bene – favorevole il 45% degli intervistati – il sistema di punteggio pensato per l’inedita Maturità 2020: massimo 40 punti alla prova d’esame, fino a 60 punti al curriculum scolastico. Anzi, un altro 33% darebbe ancora più crediti ai voti dell’ultimo triennio delle superiori.
Altra singolarità riguarda la richiesta di ammissione agli esami, gradita dal 52% degli studenti con la variante, graditissima, di avere tutta la commissione interna, presidente compreso.
Il portale ha pure chiesto al presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio il suo parare: “E’ prematuro esprimere idee precise sullo svolgimento degli esami di maturità di giugno 2021. In presenza completa? A distanza? Con la sola prova di italiano o con le prove canoniche? Qualora la situazione epidemica peggiorasse o non migliorasse in modo consistente potrebbe ripetersi l’esperienza dello scorso anno. A prescindere, però, da prospettive attualmente non chiare ritengo che le commissioni esaminatrici dovrebbero poter essere composte da soli docenti interni, che potrebbero così dar maggior peso e significato al curricolo scolastico degli studenti da esaminare, avendo avuto con loro un colloquio umano e didattico che si è protratto tra i 3 e i 5 anni di scuola”.
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