I corsi serali in Italia sono stati istituiti negli anni 70 e di recente la riorganizzazione del Sistema dell’istruzione degli adulti, con il D.P.R. del 29 ottobre 2012 n. 263, ha istituito i Centri Permanenti per l’Istruzione degli Adulti – CPIA, che offrono corsi per conseguire il diploma conclusivo del I ciclo di istruzione (ex licenza media). Le scuole secondarie di secondo grado appartengono ai CPIA e offrono corsi scolastici ad indirizzo professionale, tecnico o artistico finalizzati al conseguimento del diploma di scuola secondaria o della qualifica professionale Triennale, con un’organizzazione oraria rivisitata, con frequenza in orario serale.
Non vi sono statistiche ufficiali sul numero di allievi che si iscrivono e che frequentano con regolarità gli studi serali, a conferma che questo segmento del percorso formativo è spesso dimenticato, addirittura negli stessi istituti dove vi sono corsi diurni, i cui docenti, con rare eccezioni, finiscono con non avere alcun contatto con chi va a scuola dalle 17 o 18 fino anche alle 23,30. Secondo una ricerca, pubblicata da Indire nel 2018, Viaggio-istruzione-adulti-in-Italia.pdf (indire.it), gli studenti delle scuole serali, a livello nazionale sono circa 110.000.
La legge 300 del 1970 aveva istituito i corsi serali con la finalità principale di permettere prevalentemente agli adulti di conseguire un titolo di studio di scuola secondaria di secondo grado. Da diversi anni questi corsi rappresentano una opportunità che raccoglie l’interesse di giovani e adulti, tra coloro che hanno abbandonato gli studi e cercano un riscatto nel conseguimento di un diploma, tra molti migranti, che non riescono a far riconoscere i propri titoli, provenienti da paesi extra europei con i quali non ci sono accordi specifici in materia di istruzione e infine adulti, a volte pensionati o senza occupazione, che hanno assolto le incombenze domestiche (soprattutto donne), che nel ritorno a scuola trovano l’occasione per colmare lacune, realizzare sogni nel cassetto.
In questo contesto si collocano le voci di uomini e donne, che si mostrano disorientati e confusi di fronte alle tante informazioni discordanti e poco chiare, che si stanno riconcorrendo sui media in questi ultimi giorni sul mondo della scuola e che spesso, più di altri studenti, si sono visti catapultati nella didattica a distanza, nella frequenza mista, di fronte alla richiesta di acquisire spesso ex novo competenze digitali necessarie. A mostrare maggiore preoccupazione sono soprattutto coloro che al termine di questo anno scolastico sosterranno l’Esame di Stato. Ascoltiamo le loro voci, raccolte in modo informale e anonimo in un istituto di istruzione secondaria per futuri periti in amministrazione, finanza e marketing, che ha sede nel Nord Italia.
Mi sono iscritta per arrivare al diploma preparata, ma nella confusione che regna mi sentirò sempre impreparata (T. 45 anni). Ho iniziato spinta da altri, ma ora ci credo, e voglio arrivare alla fine, ma ci sono troppe incertezze. Sono riuscita però ad imparare come si studia sulle piattaforme didattiche (A., 48 anni). Mi chiedo se chi prende le decisioni, per esempio su come si svolgerà l’esame finale, si ricordi delle scuole serali. Ora che si avvicina la prova vorrei essere certo che per noi adulti che facciamo tanti sforzi per arrivare al diploma ci fosse il riconoscimento di questo impegno (D. 38 anni). Ho cominciato per sfidare me stessa e ora che sono vicina alla meta vorrei invitare il nuovo Ministro dell’Istruzione a venirci a trovare e conoscerci, forse scoprirebbe un piccolo mondo, come noi del serale, che sfidiamo il coprifuoco e la pandemia per arrivare al diploma (C., 60 anni).
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