L’attuale formula dell’Esame di Stato per ragioni di carattere sanitario prevede solo un maxi orale. Impegnativo sicuramente. Ma nonostante questo a me sembra, ma non solo, mancante di una parte essenziale, vale a dire gli scritti.
Infatti, sia con la prova di Italiano che con quella della disciplina di indirizzo al maturando vengono richieste conoscenze, competenze e capacità sulle tracce nazionali che per pervengono via telematica la mattina stessa fissata per ognuna delle prove.
Certo maggiore impegno sia per i candidati che per i commissari d’esame chiamati spesso ad operare in condizioni non sempre ideali, dato il periodo di effettuazione delle medesime.
Dislocazioni in aule magne o in classi prive di adeguati sistemi di climatizzazione o sistemazioni tali da non potere sempre garantire l’esecuzione “individuale”, soprattutto nella materia di indirizzo, lunghi tempi concessi per lo svolgimento, stanchezza che comincia ad avvertirsi con il trascorrere delle ore.
Ansia e spesso timore di non dovercela fare la fanno da padroni.
Bene gli incoraggiamenti, le indicazioni e la creazione di un contesto di serenità dati prima dell’inizio (e durante lo svolgimento) degli scritti, ma alla fine della fiera è il candidato che si deve cimentare in un lavoro del quale rimane traccia non solo su carta, ma pure nella memoria dei ricordi che, anche a distanza di anni, tanti anni ancora sono presenti.
Mi soffermo sulla seconda prova scritta, dove il candidato viene testato sulle capacità di rielaborazione dei contenuti partendo vincoli presenti nella traccia. Così, per esempio, un tema di economia aziendale (disciplina fondante per gli indirizzi economico aziendali) è costituito, solitamente, di tre parti: una a carattere descrittivo, una centrale ed uno o due punti a scelta avente natura applicativa tra loro collegati, dove il candidato è tenuto a svolgere quanto richiesto dimostrando capacità nello scegliere i dati con logica, precisione e puntualità.
Non è un impegno da poco poiché richiede preparazione durante l’anno scolastico, ma quale soddisfazione si prova in sede di correzione e valutazione allorquando un elaborato prodotto sul “momento” e senza “aiuti” risulta completo, articolato e rielaborato!
Un quantum di cui se ne dovrebbe tenere conto quando questo “particolare momento” sarà terminato.
Per ora venga pure il “provvisorio”, ma che non diventi come il “Canto degli Italiani” divenuto ufficiale dopo oltre settant’anni.
Giovanni Todeschini
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