Finalmente, arriva la notizia tanto attesa da 500.000 studenti maturandi e da 13.000 docenti chiamati a presenziare da membri interni all’inedita prova unica che caratterizzerà l’esame di Stato 2020 in tempo di emergenza sanitaria da pandemia per Covid 19. Gli studenti sosterranno una prova orale in presenza, le cui modalità saranno, speriamo, rese note a breve dal ministro Azzolina.
Tuttavia, SBC (Scuola Bene Comune) e PSP (Partigiani della Scuola Pubblica) auspicano che si faccia un passo indietro su questa incauta decisione e che l’esame in questione venga fatto svolgere a distanza, in videoconferenza.
Noi siamo la scuola reale, non quella delle sperimentazioni su carta e degli inutili progettifici. Nel Paese si stanno tenendo esami universitari e sedute di laurea in videoconferenza, perché mai non si potrebbe fare lo stesso per l’esame di Stato?
Esiste, tuttora, e nessuno può azzardare previsioni precise per i mesi di giugno e luglio, il rischio concreto di diffusione del contagio al Nord e questa volta anche al Sud.
E se grazie a questa modalità in presenza si contagiasse uno studente o un membro della commissione di esame? Si fermerebbe tutto l’esame! Per svolgere gli esami in sicurezza occorrerebbero mascherine (non quelle chirurgiche), occhiali, sanificazione degli ambienti e termoscanner.
E al minimo mal di gola bisognerebbe essere pronti a sostituire il commissario.
Oltretutto, se passa l’ipotesi Colao, si dovranno esonerare i commissari che hanno compiuto 60 anni di età… e sono tanti.
Ancora, per garantire la sicurezza, gli ambienti dovrebbero essere sanificati all’inizio e alla fine della giornata.
Tutti devono stare a una distanza superiore a un metro, precisamente 1, 82 secondo l’OMS. Nella stanza deve essere presente anche un altro candidato come testimone , sempre a un metro e ottanta. Se arriva il risultato positivo di un tampone, si ferma tutto.
Per non parlare dei condizionatori e dei ventilatori che, come è noto, contribuiscono alla veicolazione del virus Il tutto avverrà in un caldo umido insopportabile per cui, con o senza mascherine, si farà fatica a respirare.
L’organizzazione di tale poderosa macchina da guerra è lasciata ai DS e i Presidenti delle varie commissioni dovranno assumersi la responsabilità di dichiarare che i locali consegnati siano idonei allo svolgimento degli esami.
Ci preme ricordare che sul DS-datore di lavoro incombono tutti gli obblighi e le responsabilità derivanti dal rispetto del T.U. in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lvo 81/2008).
Una responsabilità civile e penale che non può essere agevolmente “scaricata” soprattutto quando il rischio è arcinoto e di difficile gestione com’è il caso del Covid-19.
Hanno i vari dirigenti aggiornato il Documento di valutazione dei rischi? Hanno contattato Rls, medico competente ed Rsu? Crediamo proprio di no, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Ed in un simile contesto, i DS si assumeranno così superficialmente una responsabilità tanto gravosa?
L’ esame in presenza è inutile e pericoloso, illogico e folle. Peraltro non può essere ignorata l’accorata (ma soprattutto motivata) invocazione degli Studenti, veri protagonisti degli Esami e dunque a giusta ragione meritevoli di ascolto. Gli Studenti richiedono (a mezzo petizione che in poco tempo ha già raggiunto 7.000 firme) di non fare gli esami, e di procedere con lo scrutinio.
Assurdo? No, se si pensa che non sarebbe la prima volta, ci fu un precedente di non poco momento, nel periodo della seconda guerra mondiale.
Senza esami di Stato ne uscirono teste pensanti, come ad esempio Miriam Mafai. E questa situazione è tanto dissimile da una guerra? Allora Ministra, pensiamo che sia ora di cominciare a lavorare per “saltare” gli esami, o, quantomeno, che siano a distanza. E senza perder più tempo, siamo al 27 aprile.
SBC, PSP, Scuola & Politica, Federistruzione
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