Oltre mezzo milione di candidati della scuola secondaria di secondo grado oggi iniziano l’avventura degli esami di Stato. Gli ammessi, che oggi inizieranno i colloqui, sono stati il 96,2% degli studenti. Commissari tutti interni, col solo presidente esterno; complessivamente le Commissioni sono 13.353, per un totale di 26.555 classi coinvolte.
Le modalità di questo esame, sotto lo scacco della pandemia, sono per lo più note: un colloquio, della durata di circa un’ora, che partirà dalla discussione di un elaborato il cui argomento è stato assegnato a ciascuno studente dai Consigli di classe. I candidati hanno avuto un mese per produrlo con il supporto di un docente ed è stato assegnato sulla base del percorso svolto e delle discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi.
Dopo la discussione dell’elaborato, il colloquio proseguirà con la discussione di un testo già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di Lingua e letteratura italiana, con l’analisi di materiali (un testo, un documento, un’esperienza, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione con trattazione di nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline.
Ci sarà spazio per la descrizione dell’esperienza svolta nei Pcto, i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, mentre il candidato dovrà dimostrare, nel corso del colloquio, di aver maturato le competenze e le conoscenze previste nell’ambito dell’Educazione civica.
Se al credito scolastico sarà attribuito fino a un massimo di 60 punti, al colloquio verranno assegnati fino a 40 punti. La valutazione finale sarà espressa con un voto unico in centesimi e sarà possibile ottenere la lode.
Esame assai diverso da quello riformato nel 1969, dopo la stagione del “sessantotto” e diverso pure da quell’altro riformato da Luigi Berlinguer nel 1999, quando perse il concetto di “maturità” per assumere la denominazione di “esame conclusivo di Stato”; e diverso ancora da quello imposto da Letizia Moratti con la commissione tutta interna tranne il presidente, uno per ogni scuola. E diverso pure da quello di Beppe Fioroni che riesumò l’esame di Berlinguer: siamo nel 2007.
Arriva poi Bussetti che abolisce la terza prova e per avviare il colloquio il candidato avrà a disposizione tre buste, predisposte dalla commissione d’esame, tra le quali pescherà l’argomento da cui cominciare. Anche la “Sorte” entra così nella commissione d’esame.
La pandemia a sua volta da due anni ha stravolto ancora di più tutte queste riforme, fino alla formula di oggi che non sappiamo se sarà confermata per l’avvenire o magari cambierà ancora fino all’arrivo del prossimo ministro dell’istruzione. L’anno venturo vedremo, ma certamente ai cambi di procedura alunni e prof dovranno ancora una volta adeguarsi. Quel che è certo è che di certezze nel nostro Paese siamo del tutto incerti.