Quando – sull’onda del ’68 – l’esame di (im)maturità fu riformato scomparvero i voti delle singole materie e apparvero i sessantesimi, sostituiti poi dai centesimi.
A mio giudizio questa votazione finale unica non dà però un’idea precisa del rendimento degli studenti nelle singole materie. Il che può essere fuorviante soprattutto per quei corsi di studio mirati all’ingresso immediato nel mondo del lavoro, leggasi: i tecnici e i professionali.
Esempio: lo studente X ha frequentato l’ITIS e adesso è a un colloquio di eventuale assunzione. In base al punteggio riportato il selezionatore non può capire se il candidato conosce bene le materie d’indirizzo (matematica, fisica, informatica, inglese) necessarie per ottenere il posto. E questo sia se il voto è alto, sia se è basso sia se è medio, perché esso può essere stato alzato/abbassato dalla positiva riuscita in materie (italiano, storia, geografia) rispettabilissime ma non utili per il lavoro che sarà chiamato a svolgere.
Ecco perché io reintrodurrei la votazione materia per materia: è molto più chiara di quella cumulativa.
Daniele Orla