Devo premettere che non sono solita intervenire in dibattiti pubblici, ma poiché la mia vita è stata totalmente dedicata alla scuola, dopo oltre 30 anni di insegnamento ed una profonda passione per questo lavoro meraviglioso, ho sentito il bisogno di esprimere anche il mio modesto parere su due questioni che stanno riempiendo tutti i giornali.
La prima riguarda l’Esame di stato e la cosa mi tocca molto da vicino, avendo io due classi quinte di liceo ed un figlio che deve affrontare a sua volta l’esame. Ebbene leggo sempre più spesso di petizioni e richieste al fine di non fare l’esame in presenza in nome della sicurezza, della “veneranda” età dei docenti, della impossibilità di garantire il sereno svolgimento degli esami… salvo poi che in un altro articolo si legge che avremmo dovuto aprire le scuole prima per poter consentire alle famiglie di andare a lavorare. Vorrei ricordare che la funzione della scuola non può essere ricondotta ad un mero parcheggio, gli insegnanti non sono baby-sitter e la degna conclusione di un percorso di formazione dovrebbe prevedere anche la possibilità per gli studenti di esprimere quanto appreso in modo onesto, trasparente e serio. Non credo di dover elencare io in questa sede quante e quali strategie gli studenti più scaltri stanno mettendo in atto e quanto tutto questo mortifichi il senso di equità e giustizia in quelli responsabili. Già tutta la procedura risulta semplificata, ma lasciamo almeno il momento finale, tanto più che a metà giugno avranno riaperto tutto e non si capisce perché solo i docenti andranno tenuti in isolamento. Il motivo vero è che moltissimi insegnanti del sud sono tornati a casa all’inizio dell’emergenza e adesso non ne vogliono sapere di tornare al nord solo per fare l’esame. Capisco il problema, ma in fondo l’esame è un momento importante della nostra funzione e merita la nostra presenza.
La seconda questione è, a mio avviso, ancora più importante e riguarda lo svolgimento del concorso straordinario e anche in questo caso sono preoccupata dalle voci sempre più numerose che premono per farlo convertire in concorso per SOLI titoli.
Purtroppo credo di non essere l’unica a pensare che tra i tanti problemi che affliggono la scuola, quelli più gravi derivano dal fatto che in passato alcuni docenti sono stati assunti senza distinguere tra chi aveva i necessari requisiti e chi invece aveva solo maturato una anzianità di servizio. In particolare con l’ultimo concorso del 2018, dal nome già in sé contraddittorio di “concorso non selettivo”, sono approdati al ruolo docenti che all’orale hanno avuto un punteggio di 1 su 40 (non faccio nomi per ovvi motivi, ma è la verità)! E non è difficile immaginare quali danni essi stiano facendo, nonostante il ricorso, laddove possibile, al rifugio del potenziamento. Non trovo ammissibile che la scuola possa rinunciare all’importantissimo ruolo formativo per farsi carico di chi non potrebbe trovare un lavoro altrove.
Abbiamo tantissimi giovani in gamba, motivati e preparati e per loro così come per gli studenti futuri auspico fortemente che le persone da assumere siano quelle che effettivamente lo meritano.
Sono assolutamente consapevole che un concorso a crocette non possa garantire molto, ma sarà comunque meglio di una sanatoria in base solo all’età.
Una docente molto preoccupata.