L’esame di terza media così come previsto dall’ordinanza del ministero dell’Istruzione “sembra aver perso ogni elemento caratterizzante l’esame di Stato e questo solleva diversi dubbi anche alla luce dell’art. 33 della Costituzione”. Così i dirigenti scolastici aderenti alla Cisl Scuola. “L’esame proprio non c’è. Non c’è ammissione, non c’è commissione, non c’è alcuna prova e questo mal si accorda con le previsioni costituzionali”.
La bozza di ordinanza ministeriale sugli esami di Stato al termine del primo ciclo di istruzione è quella che sta sollecitando il maggior numero di osservazioni, “alcune sono di natura sostanziale”, dicono i dirigenti scolastici della Cisl Scuola, guidati da Paola Serafin.
Il Diploma, fanno notare i presidi, costituisce “pur sempre un titolo di studio avente valore legale ed appare difficile rintracciare nell’Ordinanza i tratti che potrebbero ricondurre la procedura prevista ad un esame, sia pure fortemente semplificato”.
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In particolare, riflettono i presidi della Cisl, la discussione dell’elaborato è collocata nell’ambito dell’attività didattica ordinaria, entro la fine delle lezioni.
“I problemi che ne derivano sono molteplici, sia rispetto alla possibilità di organizzare in tempi tanto brevi tutti gli adempimenti, sia rispetto al fatto che non è chiaro se il consiglio di classe che deve ascoltare l’esposizione sia inteso come collegio perfetto, se possa/debba essere presente il dirigente scolastico (si parla di docenti del consiglio di classe) e come nel frattempo possa essere mantenuta l’attività didattica sincrona con tutti gli altri allievi. La presentazione dell’elaborato sembra essere una sorta di interrogazione rafforzata, che però si svolge durante l’ordinaria attività didattica e che in tal modo non può essere ricondotta neppure vagamente ad una sia pure semplificata prova di esame. A meno che non la si voglia ridurre alla sola presentazione dell’elaborato prodotto a casa dall’alunno, In realtà l’esame proprio non c’è. Non c’è ammissione, non c’è commissione, non c’è alcuna prova e questo mal si accorda con le previsioni costituzionali”.
Per Serafin “sarebbe quanto mai opportuno collocare dopo il termine delle lezioni il momento di ascolto dell’alunno, anche per la necessaria coerenza con quanto previsto per i privatisti”.
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