Finita la scuola, completati gli scrutini, tocca agli esami di terza media e a quelli di maturità.
Per i ragazzi più piccoli l’esame coincide con la fine della fanciullezza, nel senso che la scelta di scuola superiore è il primo momento di incrocio di strade diverse nella loro vita. Per i ragazzi più grandi la maturità è la cruna dell’ago che dice la fine della adolescenza, con un crocevia di strade ben più complicato: mondo del lavoro da subito, oppure il biennio di specializzazione tecnica con gli ITS o uno dei tanti sentieri di studi superiori universitari.
In entrambi i momenti, a 14 e a 19 anni, sono questi nostri studenti che sono costretti ad iniziare a costruire un proprio pensiero lungo. Nella speranza, poi, che le vicende della vita, aiutati dalla famiglia e dalla scuola, non mettano troppi ostacoli.
Sapendo, comunque, che anche gli ostacoli aiutano a crescere, a maturare.
Sono quindi, questi esami, forme di cruna dell’ago, o rito di passaggio, le quali non sono determinanti per la promozione, ma per il significato della promozione, quello che apre al pensiero di un presente chiamato a farsi futuro.
Soprattutto per i maturandi, da questo momento sarà sempre più evidente che “ognuno è artefice del proprio destino”.
Ma non abbiate paure, mi verrebbe da dire direttamente a loro, cioè non coltivate remore, ma fate crescere in voi una considerazione positiva, fatta di fiducia e di speranza, perché il vostro e nostro futuro dipenderà anzitutto dalle vostre passioni, attitudini, sensibilità, capacità anche di sopportare la fatica dell’impegno quotidiano.
Non replicate la malattia mentale del mondo di oggi, cioè quello di guardare solo il proprio ombelico, di rinchiudersi nell’immediato, eterni adolescenti e narcisi.
No, siate un po’ folli, non seguite certi schemi e paradigmi, perché il futuro è vostro.
Il vostro è un tempo più complicato, rispetto a quando i vostri genitori avevano la vostra età, perché l’idea di futuro oggi non è evidente, ma più enigmatica.
Basta che coltiviate un pensiero aperto, positivo, non chiuso. Sapendo che la formazione in itinere, oltre gli esami e le varie certificazioni, sarà comunque la vostra compagna di viaggio. Per qualsiasi professione o scelta lavorativa.
Restate fedeli a voi stessi, a ciò che portate nel cuore, aperti e disponibili ad operare non contro, ma per e con, cioè assieme agli altri, che siano giovani o meno giovani.
Ricordate che si impara sempre da tutti, e che la competizione sociale, di cui tanto si parla, ha sì un lato problematico, ma anche uno positivo, perché è importante saper apprendere da coloro che sono più bravi, più preparati, più aperti.
Proprio per questa ragione più che di competizione meglio sarebbe parlare di cooperazione.
Ripeto, non abbiate paura: le nostre scelte si costruiscono giorno dopo giorno, ed i treni nella vita si presenteranno a tutti. Basta saperli prendere al volo.
Lo sapete: rispetto a noi, il vostro destino non è locale, ma “glocale”, cioè globale e locale assieme. Alzate cioè il vostro sguardo, oltre i piccoli cabotaggi, le piccole cerchie, i vari localismi, i tanti corporativismi, e mettetevi a disposizione dove si manifesterà un qualche interesse nei vostri confronti e per il bene di tutti. Senza remore, perché, lo ripeto, si impara da tutto e da tutti.
Ha inizio, così, con questa apertura di orizzonte, una nuova fase della vostra vita. Un momento bellissimo. I genitori, ma anche tutti i vostri docenti, vi guardano con attenzione, fatta di qualche apprensione ma anche di tanta fiducia.
Coltivate la passione ed il gusto culturale, cioè la capacità di andare oltre l’immediato dei bisogni, dei desideri, dei saperi, delle informazioni, delle competenze, delle professionalità, delle relazioni.
Lo sappiamo, gli ultimi due anni e mezzo hanno complicato ancora più la vostra vita.
Ma questa esperienza ci ha insegnato che anche i rischi della vita hanno una faccia non del tutto negativa, perché aprono a nuove opportunità e a nuove situazioni.
Cos’è in fondo la vita se non una “educazione al rischio”, compreso il rischio di una libertà personale e sociale che non può limitarsi al libero arbitrio individualistico di ciascuno?
Del resto, noi non siamo i padroni della nostra e altrui vita, ma solo dei viandanti, che portano ogni giorno le gioie e le speranze, ma anche i pesi di una libertà che, al dunque, è responsabilità, cioè capacità di rispondere ai desideri, alle domande, ai bisogni. Non solo individualistici.
Alzare lo sguardo, senza lasciarsi imbrigliare dalle logiche narcisistiche oggi così diffuse, aiuta a crescere, cioè a farsi carico non solo di sé o delle persone care, ma di un destino comune. Il vero valore aggiunto della maturazione personale.
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