Dare il nome alle cose per diradare il caos. E dunque pane al pane e vino al vino, sennonché questa semplice distinzione non si applica alle cose della scuola che al contrario ha bisogno di chiarezza e dunque soprattutto di nominare il mondo e l’universo, di definirli, come fece Adamo nel Paradiso terrestre.
Ma fu così che, in occasione degli esami di Stato, in corso in questi giorni, molti giornali e altrettanti commentatori si lascino andare a chiamare “esami di maturità” quelli che non lo sono più, perché hanno cambiato nome e connotazione fisica e legislativa.
Ma Infatti, di quale maturità si tratti non è dato sapere, visto che quella tipologia di esami, che dichiarava “maturo” il candidato a conclusione ultima delle prove e inventata nel 1969, dopo le famose contestazioni studentesche, è stata archiviata definitivamente nel 1997 dall’allora ministro Luigi Berlinguer (Legge 10 dicembre 1997, n. 425).
La tipologia odierna fra l’altro si basa, non più su solo quattro materie orali possibili, ma due sole praticabili: una scelta dal candidato e l’altra dalla commissione, e due scritti, ma su due scritti e tutti gli orali e con una commissione mista: metà interna e metà esterna. L’esame di maturità del tempo invece era formata da tutti commissari esterni, con un solo membro interno. Dunque un’altra cosa e anche un altro approccio metodologico e disciplinare e che confligge perfino con il diploma rilasciato, nel quale si dice appunto “Diploma di superamento conclusivo degli esami di Stato” e non “Diploma di maturità” come si leggeva prima della riforma di Luigi Berlinguer.
Ma le abitudini e la lingua, ma anche forse la necessità di abbreviare, spesso fanno ritardare la messa a dimora di altre radici e allora ecco ancora parlare di “esami di maturità”, quando la “maturità” è stata invece abolita, almeno quella che si conquistava dopo gli esami di fine ciclo scolastico e nonostante abbia furoreggiato per quasi 30 anni.
E se è per questo anche nel nostro sito spesso, e per abbreviare, la “maturità” continua a fiorire e verdeggiare. Ma anche il Miur lo adotta… eppure… eppure
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