Prendendo spunto dall’articolo dell’istituto Freud sugli esami di Stato, sento di dover fare alcune osservazioni su questa ipocrita e costosissima kermesse italiana in linea con le osservazioni del Freud sul presente, ma orientato verso l’abolizione totale di uno strumento inutile per com’è concepito e organizzato oggi, ma inutile anche se fosse un esame tanto “serio” da contemplare la possibile bocciatura, come molti soloni alla Ricolfi sostengono.
In questo caso, infatti, dovremmo affermare che 3 giorni valgono più di 5 anni, che una “commissione esterna”, insieme o autonomamente alla componente interna, incapace in tutto o in parte di applicare una valutazione formativa, dovrebbe non solo decidere il destino del singolo studente, ma addirittura lasciare uno stigma sul lavoro svolto (o meglio non svolto o svolto male!) da un intero corpo docente.
Mi provocano una certa ilarità le affermazioni di colleghi preoccupati di non fare “brutte figure” per colpa dei diplomandi, come se l’esame fosse un vernissage dove mettere in mostra il vestito migliore, mi provocano problemi gastrointestinali le foto dei diplomati con 100 sui social e soprattutto sulle pagine social ufficiali delle scuole (lezione di autoreferenzialità e presunzione?), mi provocano una voglia di emigrare le soluzioni proposte sulla scuola, sempre più di carta e di carte, una burocrazia volontariamente inefficiente, per non parlare delle “norme di comportamento” che vieterebbero qualunque critica dei soggetti interessati e coinvolti (e i meno ascoltati, intervistati e autorevoli, a meno che non siano imparentati con Ricolfi): gli insegnanti.
Cito Ricolfi perché la sua spiegazione sui mali della scuola, nel pessimo libro scritto insieme alla moglie insegnante, è sostanzialmente l’impreparazione dei docenti attuali rispetto ai loro predecessori: peccato che i predecessori (i docenti migliori secondo la tesi) non fossero preparati dagli accademici alla Ricolfi, è forse questo il male, caro, geniale accademico?
Se in 30 anni si sono ripetutamente modificati gli esami di Stato, allora possiamo dire che a nessuno importano i 5 anni precedenti, si cambiano solo le tegole del tetto, ma le fondamenta marce rimangono intonse e che non contano assolutamente nulla. Tutto ciò alla modica cifra di 150/200 milioni l’anno, un vero danno erariale.
Ci sono cose più urgenti, come una vera ora settimanale di educazione civica con le iniziali maiuscole, invece di questa leggina inefficace “tagli, ritagli e frattaglie”, ottenibile grazie all’eliminazione di religione dalle superiori, facilitando l’organizzazione interna degli orari, risparmiando 100€ circa a docente, ma soprattutto dando reale dignità e peso a una materia di per sé fondamentale in ogni ordinamento, ma esiziale in un Paese come il nostro, con il più basso senso civico di tutto l’Occidente.
E aboliamo questi inutili esami, una bella tesina, una festa e via, magari si evitano pure alcuni suicidi giovanili ogni anno.
Michele Lombardi
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