Al via in questi giorni gli esami di riparazione per tutti quegli studenti di scuola superiore che abbiano accumulato dei debiti scolastici secondo quanto definito dai docenti del consiglio di classe in sede di scrutinio finale. Per le materie nelle quali l’alunna/o abbia conseguito un voto pari o minore di 5 bisognerà quindi dimostrare di avere recuperato il deficit (anche grazie ai corsi di recupero organizzati dagli istituti nel periodo estivo) prima dell’inizio dell’anno scolastico, secondo un calendario d’esame stabilito dalla scuola stessa.
L’esame per il recupero dei debiti scolastici consisterà in un compito in classe o in un’interrogazione ma a condurre l’esame potrebbe essere un professore o una professoressa diverso/a rispetto a chi ha assegnato il debito scolastico allo studente.
Quanto al protocollo anti Covid, per proteggersi dalle eventuali recrudescenze del virus (in arrivo la variante Centaurus) sebbene le mascherine scuola non siano più obbligatorie ma solo raccomandate (specie se lo studente ha lievi sintomi di raffreddore) molte scuole hanno scelto di fare indossare in classe ai propri alunni almeno la mascherina chirurgica, anche nell’ambito degli esami di riparazione, una decisione in linea con gli esiti del recente sondaggio della Tecnica della Scuola nel quale il 50% del personale scolastico si dichiara d’accordo con l’obbligo di mascherina, un dispositivo evidentemente percepito più utile che fastidioso.
Valeria Sentili, dirigente dell’istituto comprensivo Francesca Morvillo e vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, intervistata dal Corriere della Sera, in proposito dichiara: le linee guida sono “ottimistiche e troppo generiche. Il raffreddore non è automaticamente considerato un sintomo sufficiente per lasciare a casa l’alunno. È vero che i bambini hanno spesso il naso che cola, ma questa valutazione lasciata ai singoli è troppo vaga”. Per questo la dirigente ha deciso di “raccomandare la mascherina e – aggiunge – manterremo i turni in mensa per evitare assembramenti”.
Il protocollo ministeriale evidentemente viene considerato troppo “morbido” da dirigenti e docenti.
Ricordiamo infatti che il documento dell’Iss (linee guida 2022-2023) sancisce un nuovo principio: “Soprattutto nei bambini, la sola rinorrea (raffreddore) è condizione frequente e non può essere sempre motivo in sé di non frequenza o allontanamento dalla scuola in assenza di febbre“. Dunque il raffreddore non è condizione ostativa alla frequenza scolastica, ma in questi casi bisognerà prestare attenzione all’etichetta respiratoria, della quale abbiamo già riferito.
Sempre nelle linee guida dell’ISS viene precisato che in questi casi, qualora, ad esempio, gli starnuti fossero frequenti, andrebbe usata la mascherina (chirurgica o Ffp2): “Gli studenti con sintomi respiratori di lieve entità ed in buone condizioni generali che non presentano febbre, frequentano in presenza, prevedendo l’utilizzo di mascherine chirurgiche/FFP2 fino a risoluzione dei sintomi, igiene delle mani, etichetta respiratoria. Si ricorda che, soprattutto nei bambini, la sola rinorrea (raffreddore) è condizione frequente e non può essere sempre motivo in sé di non frequenza o allontanamento dalla scuola in assenza di febbre”.
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