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Esami di riparazione, servono a responsabilizzare gli studenti?

E’ tempo di esami di riparazione per molti studenti, che hanno dovuto rinunciare alle vacanze estive per studiare le materie in cui “hanno lasciato il debito”.

In realtà, come si può facilmente immaginare, l’esito della pagella di uno studente può condizionare i genitori, anch’essi spesso senza vacanze per dare una mano ai propri figli a ripetere il programma che lo ha visto bocciato.

A tal proposito, riprendiamo dal Corriere della Sera una lettera di un papà, un genitore che fa alcune riflessioni in merito al figlio rimandato in matematica, in cui analizza la posizione del figlio costretto a stare sui libri durante l’estate, con l’auspicio che tale esperienza riesca a responsabilizzarlo.

“Se guardo indietro a questi ultimi due mesi devo ammettere che è la prima volta nella vita che ho tribolato per un risultato di mio figlio. Finora era andato tutto liscio con la scuola. E’ vero che l’esame di riparazione – matematica in prima scientifico per Matteo – riguarda soprattutto lui perché come gli ho ripetuto spesso quest’anno “io a scuola ci sono già stato” e essere promossi a giugno dovrebbe essere normale. Ma alla fine l’esame di riparazione ti coinvolge più di quello che dovrebbe. Intanto perché riguarda l’estate di tutta la famiglia. Anche dei fratelli, per esempio. Noi abbiamo cambiato i nostri programmi: mare ridotto per Matteo, che è tornato prima del tempo per studiare, e poi seconda parte di agosto tutti a casa: mattinata di studio e pomeriggio un po’ di studio e un po’ di svago. Anche se per un ragazzo studiare d’estate è un po’ “contro natura”: ogni minuto c’è una distrazione, un amico che chiama, qualcos’altro da fare. Questo per me è stato sicuramente il compito più difficile: ricordargli tutti i giorni che bisognava studiare, almeno un po’ e con metodo. Meno male che, almeno nella scuola di mio figlio, gli esami sono un po’ anticipati, alla fine di agosto e così già oggi sappiamo che è andato tutto bene”.

 

Che ci fosse il brutto voto in arrivo e l’estate in bilico, lo sapevamo da mesi, prosegue il papà di Matteo. In questo la comunicazione della scuola è ineccepibile, scientifica. Ci sono i risultati del primo quadrimestre, poi il pagellino senza voti ma con i giudizi a marzo. Poi puoi vedere i voti online: non è più possibile per un genitore non sapere che cosa succede, non accorgersi di che cosa fa il proprio figlio. Noi abbiamo cercato di motivarlo, di responsabilizzarlo. Abbiamo avuto un dialogo franco con l’insegnante, nulla da dire. Non abbiamo voluto fargli prendere ripetizioni, perché insomma a scuola deve essere in grado di andarci lui. Ma certo ti vengono molti dubbi poi: responsabilizzare tuo figlio, dargli gli strumenti per cavarsela da solo finisce per avere un prezzo. L’esame di riparazione, l’estate rovinata, mentre se lo proteggi magari va tutto liscio. Anche se il 4 è meritato e sacrosanto, nel caso di Matteo. Ci siamo anche chiesti e gli abbiamo chiesto se fosse sicuro della scuola: insomma rimandato in prima in matematica allo scientifico, ti chiedi se non è un segnale. Hai paura di sentirti dire “non ce la faccio”. A noi è andata bene”.

Il genitore riflette sulla decisione della scelta della scuola da parte del figlio, se questa sia stata la decisione giusta:  “Alla fine quest’estate qualche lezione Matteo l’ha presa, sei in tutto: sono servite a dargli un po’ di sicurezza. Davvero a questa età, a quasi quindici anni, è soprattutto un problema di concentrazione, di applicazione. Alle medie, è facile. Se sei un po’ sveglio è tutto in discesa. Ti puoi lasciare andare: fare il minimo indispensabile. Poi al liceo le cose cambiano ma non tutti i ragazzi riescono a cambiare marcia in fretta. O almeno abbastanza in fretta per arrivare con il sei a fine anno e anche i corsi di sostegno non bastano. Spesso anche la scelta della scuola oggi si basa più sulle scelte degli amichetti che non sulla vera inclinazione dei ragazzi”.

 

Serve l’esame di riparazione?”, si chiede il papà di Matteo. “Oggi direi di sì: in questi ultimi giorni ho guardato più da vicino mio figlio. La mia sensazione è che sia cambiato, sia maturato, che sappia studiare un po’ meglio, che la matematica lo interessi un po’ di più. Certo studiare non lo appassiona, ma del resto anch’io non mi ammazzavo di studio, eppure non sono mai stato rimandato. Oggi ci sono molte più attese di prestazione dei ragazzi da parte dei genitori soprattutto. Ai miei tempi non era così, si faceva un po’ lo «slalom», si cercava di cavarsela. Che cosa ho imparato io genitore da quest’estate senza vacanze? L’ho detto a Matteo proprio ieri: se vuoi fare tesoro di questo esame, l’anno prossimo comincia a studiare prima che ce la puoi fare. Ma certo quello che gli auguro più di tutto è che trovi un po’ di passione, che capisca che se ci metti un po’ del tuo studiare è anche bello”.

 

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Fabrizio De Angelis

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