Prove scritte sì o prove scritte no agli esami di Stato? Le posizioni tra il ministero dell’Istruzione e il Cspi (Consiglio superiore della pubblica istruzione) divergono. Voi che ne pensate?
Il tema è al centro del dibattito pubblico. Oltre alle proteste degli studenti si è alzata la voce del Cspi che ha dato ragione agli alunni: il ritorno alla normalità in tutti i gradi di scuola dovrà essere graduale.
È troppo presto per una seconda prova scritta alla maturità, specie alla luce del fatto che questa generazione di maturandi proviene da 3 anni di scuola a singhiozzo, tra chiusure e didattica a distanza; e anche per i giovanissimi che si apprestano a svolgere l’esame di terza media il Cspi chiede che l’esame, come nei due anni scolastici appena trascorsi, torni a essere un colloquio orale.
Non tutti, però, concordano su quello che sembra un eccesso di prudenza. Il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, ad esempio, ha dichiarato: “Non sono d’accordo con gli studenti quando pretendono di stabilire loro con quali regole essere esaminati. Bisogna porre i nostri ragazzi di fronte a un’assunzione di responsabilità. La maturità è un momento di crescita e davanti alle difficoltà non dobbiamo rimuovere il problema ma aiutare i ragazzi a superarlo”.
Si è ancora in tempo per cambiare la formula d’esame? Teoricamente sì, sebbene il parere del Cspi non sia vincolante per il ministero dell’Istruzione. Ad ogni modo in queste ore il ministro Bianchi ha incontrato gli studenti maturandi con i quali potrebbe avere trovato un compromesso su una seconda prova scritta di minore peso sul fronte della valutazione globale.
La Tecnica della Scuola, sul tema, ancora una volta ha scelto di coinvolgere i propri lettori, per comprendere cosa pensano su una tema così centrale per la scuola italiana.
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