Esami di Stato: commissari ancora all’oscuro sui compensi
A pochi giorni dal termine degli Esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione superiore i circa 125.000 presidenti e commissari impegnati nelle valutazioni dei candidati ancora sono all’oscuro sull’entità dei loro compensi: denunciarlo sono stati in questi giorni i sindacati Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola che, dopo aver più volte chiesto di riprendere la contrattazione (dopo il primo ed unico incontro all’Aran risalente all’aprile scorso), hanno scritto una lettera unitaria al ministro del Mariastella Gelmini. Nella missiva i sindacati Confederali chiedono al ministro un intervento adeguato alla soluzione del problema, ma anche un incontro – sulla base di quanto stabilito nella riforma degli esami di Stato approvata con legge n. 1 del 2007 – sulla complessa questione.
Invece a pochi giorni dal termine dell’ultima prova ed allo scioglimento delle commissioni d’esame “ancora una volta, nel pieno dello svolgimento degli esami di stato – denuncia la Cisl Scuola -, gli insegnanti e i dirigenti scolastici si trovano nell’incresciosa situazione di non conoscere quali saranno i loro compensi per tale lavoro”.
Secondo i sindacati nell’unica occasione di confronto i dati forniti sulla consistenza del personale impegnato non erano aggiornati e le risorse messe a disposizione sono risultate del tutto insufficienti per retribuire commissari e presidenti. Poi l’amministrazione non ha più convocate le organizzazioni sindacali.
Secondo la Flc-Cgil è un chiaro segnale “di malcostume politico e amministrativo”: intanto, però, le operazioni riguardanti la maturità stanno vivendo la fase finale. Non è possibile “che i docenti ed i dirigenti scolastici impegnati in questi compiti – continua il sindacato – debbano iniziare il loro lavoro senza sapere quanto saranno retribuiti. Per il personale impegnato nelle commissioni presso le scuole paritarie non si sa neppure quale sia la scuola statale di appoggio per l’erogazione dei compensi”.
Ma a quanto dovrebbero ammontare i compensi che andranno a presidenti e commissari? Da alcuni anni il Ministero divide le indennità in due quote: una legata alla funzione, e soggetta a trattenute fiscali, e una alla trasferta, non soggetta a trattenute ulteriori. Nel 2007 per la prima “voce” furono assegnati poco più di 900 euro ai commissari esterni, circa 400 a quelli interni e 1.250 euro per i presidenti. La seconda “voce” era legata alla distanza del commissario alla sede di esame: si andava da poco più di 170 euro per i docenti interni che già operavano nell’istituto di svolgimento degli esami ai 2.270 euro da assegnare al personale nominato in una sede raggiungibile dal proprio comune di servizio o di residenza con un tempo superiore a 100 minuti con i mezzi di linea extraurbani più veloci.
Per il 2008 i sindacati speravano di ripartire da queste cifre per aggiungervi una quota comune a tutti, pari almeno l’inflazione, ed una ulteriore solo per quei commissari gravati da situazioni particolari. Invece questa situazione di silenzio contribuirebbe “ad incoraggiare la fuga da questi compiti – sottolinea la Flc-Cgil -, dal momento che in passato simili ritardi sono stati spesso forieri di sorprese sgradevoli (pagamenti ritardati anche di anni, compensi inferiori alle aspettative ecc.) e soprattutto sono stati interpretati come sintomi di disprezzo oltre che di negligenza o indifferenza per quanti si impegnano nella buona riuscita e nella serietà delle prove”. Non possiamo sapere quanto possa incidere sull’assenteismo (circa il 7% dei presidenti e quasi il 25% dei commissari) la mancata pubblicazione dei compensi prima dell’inizio delle prove. Probabilmente pesa abbastanza se sommata al ritardo cronico con cui vengono assegnati (può passare anche un anno) ed alla loro esiguità in rapporto alla mole di impegno e professionalità richieste.