Da qualche giorno, gli alunni delle scuole secondarie di primo grado si sono confrontati con le tre tipologie testuali previste per la prova scritta degli esami di Stato conclusivi del primo ciclo. Fra queste, insieme col testo narrativo/descrittivo e con la comprensione-riscrittura del testo, troviamo il testo argomentativo. Le linee guida ministeriali su questo aspetto sono rappresentate dal “Documento di orientamento per la redazione della prova d’italiano nell’esame di stato conclusivo del primo ciclo” (v. Nota n. 892 del 17 gennaio 2018).
Un dubbio che si è fatto strada in questi anni e che ha fatto capolino anche in occasione degli esami appena effettuati, riguarda il seguente aspetto: fatte salve le caratteristiche tipiche del testo argomentativo, il tema su cui verte la tesi su cui argomentare deve essere comune a tutti gli alunni (quindi, con un tema assegnato dalla Commissione di istituto, dai docenti del Dipartimento di Lettere, segnatamente) oppure si può invitare i ragazzi a scegliere da sé un tema a loro congeniale su cui costruire un testo argomentativo? La questione, al di là della sua apparente specificità, investe forse aspetti importanti della didattica. E si presenta come una sorta di dilemma sui cui corni è possibile… argomentare.
Secondo alcuni, l’argomento dovrebbe essere assegnato dalla Commissione di Istituto, perché così emergerebbe in modo, per così dire, più “puro” la capacità di argomentare dell’alunno su di esso. La prova discriminerebbe infatti la capacità effettiva dell’alunno di pensare, per così dire, “in diretta” a delle argomentazioni e controargomentazioni[1] su quel tema e questo evidenzierebbe la sua capacità di ragionare in termini argomentativi rispetto ad una tesi data, anche senza il conforto di un certo quantum di conoscenze pregresse a supporto (che possono comunque essere fornite, a vantaggio di tutti gli alunni in egual modo, a partire da un testo di riferimento a corredo della traccia).
Secondo altri, invece, questa soluzione non terrebbe conto del problema che alcuni alunni avrebbero comunque lo svantaggio di essersi confrontati di meno, nella loro esperienza scolastica o personale, su quel tema (rispetto ad altri temi), e ciò potrebbe determinare una minore ricchezza anche delle riflessioni che partono da quelle conoscenze.
Ciò potrebbe rendere più difficile, per gli insegnanti, capire bene se il possibile vulnus principale del loro elaborato attiene alla capacità di argomentare dell’allievo (capacità che dovrebbe costituire il target principale della valutazione del testo argomentativo) o la conoscenza di fondo del tema sul quale argomentare (che potrebbe essere testata con i più comuni, e didatticamente battuti, testi espositivi). Un tema a scelta scongiurerebbe questa eventualità.
Non riteniamo ci sia una regola predeterminata in questo caso: dipende dagli obiettivi di apprendimento privilegiati e dal lavoro didattico che è stato svolto o si sta svolgendo in una determinata scuola. Alunni più abituati a confrontarsi con questa tipologia di testo potrebbero magari permettersi una tematica unica e calata dall’alto, mentre in altri casi sarebbe forse preferibile ripiegare verso un più classico approccio “dal basso”, con i ragazzi che individuano il tema a loro più confacente. Possibilità, questa, più vicina anche ai requisiti della personalizzazione didattica, fra l’altro.
Data la diversità di percorsi formativi che può contraddistinguere le svariate classi di una stessa scuola per quanto riguarda lo sviluppo di competenze di scrittura, converrebbe forse optare, in occasione degli Esami, per l’opzione che concede la scelta del tema all’alunno o, in alternativa, supportare la richiesta della traccia con un robusto testo a supporto, che metta in campo informazioni sufficienti grazie alle quali tutti gli alunni possano effettivamente (ed quanimemente) mobilitare le proprie capacità argomentative, grandi o piccole che siano. Ma questa è solo un’idea. Sulla quale si può ovviamente argomentare, a favore o contro.
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