Il nuovo esame di Stato, a parte le perplessità e i timori suscitati presso gli alunni e i docenti, forse avrà il merito di eliminare tout court qualcuno dei comportamenti e dei luoghi comuni radicati nella scuola da tempo immemorabile. Nonostante, infatti, da anni in teoria si sia unanimemente d’accordo sull’importanza del lavoro d’équipe nello svolgimento della professione docente, come del resto di qualunque altra professione, in pratica, in particolare nella scuola secondaria superiore, non di rado si continua a lavorare individualmente, forse erroneamente forti del vecchio detto "chi fa da sé fa per tre".
Tra i luoghi comuni, poi, che circolano negli ambienti scolastici in particolare ve ne è uno, mai esplicitato ma da sempre fortemente avvertito, che riguarda la maggiore o minore importanza attribuita alle materie di insegnamento.
Così sulla scia di una concezione ormai da tempo datata, il luogo comune secondo cui il professore di Italiano o di Greco ha "un peso" maggiore rispetto a quello di Educazione fisica continua ad essere radicato nella mentalità non soltanto degli stessi docenti, ma anche degli alunni e delle famiglie. Il motivo di ciò è ovvio ed è da attribuirsi alla valutazione, o meglio a quello che essa rappresenta nell’immaginario degli alunni: una spada di Damocle che incombe minacciosa sul loro capo.
Tutto questo in barba a quanto asserito dalle più recenti teorie pedagogiche, secondo le quali tutte le discipline hanno pari dignità e concorrono alla formazione umana e culturale dell’adolescente.
La struttura, l’organizzazione e le procedure previste dalla nuova formula degli Esami di Stato, però, sembrano ribaltare comportamenti e posizioni stantìe e proporre un modello di scuola più consono a soddisfare i bisogni evolutivi della società di oggi. Così, da ora in avanti, i docenti, volenti o nolenti, dovranno abituarsi a lavorare insieme. Come è noto, infatti, quest’anno la normativa sugli Esami di Stato prevede da parte del consiglio di classe l’elaborazione e la stesura di un Documento, da esporre all’albo entro il 15 maggio, che espliciti in modo dettagliato l’organizzazione del lavoro didattico svolto nel corso dell’anno scolastico. Il Documento, in pratica, rappresenta la cartina al tornasole del modo di lavorare degli insegnanti del consiglio di classe.
Nella nuova formula degli Esami di Stato c’è anche un’altra novità, che riguarda, questa volta, in particolare gli insegnanti di Educazione fisica. Essi sono chiamati in causa in prima persona, sia nella veste di commissari, sia nella veste di presidenti di commissione; inoltre la materia da loro insegnata può essere oggetto della terza prova scritta e del colloquio pluridisciplinare; infine il voto di Educazione fisica contribuisce alla determinazione della media e, di conseguenza, all’attribuzione del credito scolastico.
Moltissimi insegnanti della materia sicuramente saranno ben lieti di questo riconoscimento (anche se tardivo) di professionalità, ma ci si augura che non ve ne siano anche alcuni infastiditi dal risveglio del lungo e, tutto sommato, comodo letargo consentito fino ad oggi dalla legge.
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