Nel comunicato del Ministero dell’istruzione relativamente all’esame di Stato conclusivo delle scuole superiori si rileva che gli elaborati che verranno poi presentati in apertura del colloquio – che in pratica come lo scorso anno costituirà l’unica prova dell’esame di “maturità” – dovranno essere assegnati agli studenti entro il 30 aprile e consegnati dagli stessi entro il 31 maggio.
Il comunicato conferma anche quanto già fatto trapelare dallo stesso ministro Patrizio Bianchi, cioè che l’ammissione all’esame di Stato sarà deliberata dal Consiglio di classe.
Come si conciliano allora questi due elementi? Cioè un alunno potrebbe “rischiare” di preparare l’elaborato (finalizzato all’esame sia ben chiaro, non alla valutazione trimestrale o quadrimestrale) ma poi di non essere ammesso agli esami negli scrutini all’inizio di giugno (e non per la scarsa qualità dell’elaborato, che ripetiamo non rientra nella valutazione “ordinaria” dell’anno scolastico).
Chissà che non faccia notare questa “incongruenza” (o almeno personalmente la ritengo una disattenzione “organizzativa”) anche il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione dopo che saranno inviate da parte del M.I. le Ordinanze sugli esami di Stato.
Inoltre, a proposito del requisito di serietà dell’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione, si potrebbe anche far notare che se come è scritto nel comunicato “ogni docente seguirà un gruppo di studenti. Ragazze e ragazzi saranno accompagnati durante la costruzione del loro elaborato” allora poi che senso ha far iniziare il colloquio (“colloquio orale” è scritto nel comunicato: non pensavo ci potesse essere un “colloquio scritto”) a partire dalla presentazione e discussione dell’elaborato, se di fronte i maturandi avranno gli stessi docenti che li hanno seguiti (e forse aiutati, comunque si saranno già confrontati, alunni e insegnanti, nel periodo della preparazione e della stesura del suddetto elaborato). Almeno l’anno scorso l’elaborato gli studenti lo preparavano autonomamente da soli e se ricordo bene lo consegnavano dopo la prima settimana di giugno (assegnato negli ultimi giorni di maggio).
Infine, se “ogni docente seguirà un gruppo di studenti” nella stesura dell’elaborato (sperando tra l’altro che tale impegno durante il mese di maggio non determini un rallentamento dello svolgimento della programmazione fissata ad inizio di anno scolastico, visto che poi qualcuno direbbe che vi sono lacune nel programma), come faranno i vari insegnanti se si tratta di “elaborati di indirizzo”: che ne sa, ad esempio, di “economia aziendale” un insegnante di “italiano” (o viceversa) oppure di “latino” un docente di “scienze” o di “discipline pittoriche” (o viceversa)? Anche se poi in effetti nel comunicato c’è scritto: “L’elaborato riguarderà le discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, che potranno essere integrate anche con apporti di altre discipline, esperienze relative ai Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente”. Allora, forse non era meglio un elaborato (“breve tesi”) che potesse abbracciare un po’ tutte le discipline, visto tra l’altro che l’esame è poi ricondotto alla sola prova orale? Almeno si dava una certa importanza anche alle capacità di scrittura degli studenti (anche se con elaborato fatto in classe e a casa e non tramite una prova d’esame), che invece pare interessi poco, escludendo (si auspica) il percorso del liceo classico.
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