Ha superato l’esame di Stato il 96,03 per cento dei candidati; lo scorso anno la percentuale fu pari al 94,6 per cento.
Il dato è parziale e si riferisce a oltre un terzo dei candidati. Sulla fascia minima del punteggio (60/100) si colloca il 12,6 per cento dei candidati, registrando una lieve flessione rispetto allo scorso anno (13,4 per cento). Nelle fasce più alte il 5,5 per cento dei candidati raggiunge i 100 punti, mentre l’8,6 per cento si colloca nella fascia 91-99/100.
Oltre la metà dei candidati (57 per cento) si colloca nella fascia medio-bassa del punteggio tra i 61 e gli 80/100.
Va tenuto conto del fatto che in queste cifre non sono compresi gli oltre 10.000 candidati esterni (pari al 3 per cento) che non hanno superato l’esame preliminare.
La tendenza al miglioramento nelle prestazioni degli studenti, già anticipata dagli esiti delle prove scritte, si conferma nei risultati finali.
Ma altri miglioramenti si sono verificati quest’anno, e non solo dal punto di vista didattico. Una vera e propria innovazione ha rappresentato la consegna immediata, ai candidati, del diploma originale, corredato di una certificazione analitica delle conoscenze, competenze e capacità dello studente, insieme al curriculum di studio seguito da ciascuno. Un tempo doveva trascorrere un lungo periodo di tempo perché il candidato potesse avere il diploma originale; un sintomo positivo per lo snellimento della burocrazia e un primo passo verso l’adeguamento ai ritmi e caratteristiche europee.
Non sono mancate polemiche, però, riguardo alla traduzione, ritenuta “impropria”, di alcuni termini nelle quattro lingue europee. Il Ministero, con un comunicato stampa, ha voluto rassicurare i diplomati chiarendo che “si è avvalso della collaborazione di docenti di madre lingua e di istituti di cultura stranieri esistenti in Italia. […] Ogni criterio può essere messo in discussione, ma si tratta di scelte operate con l’ausilio di competenti di ciascun Paese di riferimento”.
Riguardo agli errori grammaticali, presenti sempre nel certificato di diploma, relativi al mancato accento sulla terza persona singolare del verbo dare, il Ministero si scusa dicendo che “si tratta di refuso, tant’è vero che tale svista non è presente nel testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale”.
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