Alunni

Esami di Stato secondaria, lo scritto non va cancellato: i sindacati compatti nel dire ‘no’

Alcuni studenti hanno lanciato una petizione per abolire all’esame di Stato il tema scritto di Italiano, sollevando approvazioni ma anche critiche. Per taluni infatti questa proposta di sottrarsi al tema è in realtà un impoverimento dell’offerta formativa e per altri che la prova scritta è una prova difficile e inutile.

Da qui la presa di posizione dei segretari di Cisl, Snals-Confsal e Flc-Cgil, per i quali la prova non va abolita, e per vari motivi, sottolineano i sindacalisti, a cominciare da Maddalena Gissi.

Afferma infatti che se per un verso è indispensabile “aggiornare obiettivi e strumenti della valutazione condotta in uscita dai percorsi formativi”, dall’altro “sarebbe un danno enorme per il sistema di istruzione, per il Paese e prima ancora per i ragazzi stessi, che hanno invece l’esigenza e il diritto di vedersi offrire una formazione di qualità. Non hanno bisogno di malintese e comode benevolenze le ragazze e o ragazzi che frequentano le nostre scuole, ma di potersi confrontare con interlocutori che li trattino seriamente, senza paternalismi e compiacenze. Noi siamo stati dalla loro parte quando abbiamo speso il nostro impegno perché potessero tornare a frequentare in sicurezza le attività in presenza. Lo siamo quando ci battiamo per riportare istruzione e formazione al centro dell’agenda politica.È un dovere al quale non intendiamo sottrarci”.

Dello stesso parere la segretaria generale dello Snals-Confsa, Elvira Serafini che riflette sul valore educativo dello scritto agli esami di Stato: “Le prove d’esame sono sempre state viste come uno scoglio fin troppo impegnativo dagli alunni, che preferirebbero certamente un percorso con meno ostacoli. Spetta ai docenti mostrare loro la necessità di formarsi e soprattutto di fermarsi. La scrittura definisce il pensiero, lo rende concreto, dà forma alle idee, offre l’opportunità di riflettere su quanto si è letto, ascoltato o pensato e nell’istante. Eliminare la scrittura nelle prove di esame amplificherebbe questi problemi, perché non si insegnerebbe più a ragionare su come esprimere concetti o opinioni”. 

Difronte al dilagare dei social che stanno modificando le regole della scrittura, “Eliminare la prova scritta all’esame di Stato sarebbe un errore imperdonabile. No, non si può procedere per sottrazione, bisogna valorizzare i percorsi e lavorare sulla formazione dei giovani senza assecondarne paure e debolezze, perché la scuola serve anche e soprattutto a dare gli strumenti ai giovani per affrontare le difficoltà, non per aggirare gli ostacoli”.

Decisi anche i commenti del segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, e del presidente dell’associazione professionale Proteo Fare Sapere: “Comprendiamo il disagio e la tensione di tanti studenti che si avviano a concludere la secondaria superiore dopo oltre due anni in cui la scuola ha dovuto pagare il prezzo della pandemia. E uno di questi proveniva dalla decisione di sostituire la parte scritta dell’esame di Stato con una tesina da compilare a casa. Non è la stessa cosa.

“Lo sviluppo e l’apprendimento della lingua è infatti un processo che investe la persona fin dalla prima infanzia e ne segna lo sviluppo lungo tutto il corso della vita. Scrivere, ancor più, sottende riflessione, rielaborazione, adattamento e cura dei pensieri in ragione dei diversi contesti/testi comunicativi. Sarebbe un errore accogliere la proposta di abolire la prova scritta di lingua italiana nell’esame di Stato, pur avvertendo il disagio di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, creato soprattutto da tanti mesi di didattica a distanza. È a questo disagio che bisogna rispondere e c’è ancora il tempo utile per farlo. Stando vicini agli studenti con un progetto non solo di sicurezza sanitaria ma anche di aiuto e sostegno psicologico e didattico, offrendo loro un potenziamento di quelle attività importanti per giungere con maggiore sicurezza e tranquillità all’appuntamento conclusivo. Questo è l’impegno che l’amministrazione deve assumere per rispondere alle richieste degli studenti e alla preoccupazione di tanti docenti”.

Pasquale Almirante

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