Ormai è stabilito, l’ esame di stato si farà in presenza.
La palla ora passa ai presidi.
È loro compito attuare tutte quelle misure che saranno ritenute necessarie per abbassare il coefficiente di rischio del contagio.
Perché il rischio c’è e, da qui al 17 giugno, data degli esami, non è dato sapere se aumenterà o diminuirà.
Pertanto, ad appena 45 giorni dalla prova, tanti sono gli interrogativi e i timori legati non solo al pericolo oggettivo del contagio, ma anche all’incertezza relativa ai provvedimenti da attuare per garantire la salute di discenti, docenti e personale Ata.
Sui presidi grava l’onere della sicurezza con responsabilità finanche penali.
La sicurezza e la salute dei lavoratori della scuola è garantita da precise norme contenute in un documento chiave per ogni istituzione scolastica, il DVR ( Documento valutazione del rischio), in cui viene considerato anche il rischio biologico che, però, fino ad ora non aveva nulla a che vedere con il contagio da virus nella fattispecie del Covid 19.
Quindi, va da sé che le nuove misure anticontagio dovranno essere formalizzate per avere credibilità.
Ciò comporta una rimodulazione del DVR alla luce dell’attuale pandemia.
Nessuno, a meno che non sia incosciente, può prendere sotto gamba il pericolo.
Noi docenti prendiamo atto della decisione del Miur di svolgere gli esami in presenza, riponiamo fiducia nelle misure di sicurezza che saranno adottate dai Dirigenti scolastici, ma chiediamo che siano messe nero su bianco.
Tanti sono i legittimi interrogativi che ci poniamo e sui quali vorremmo essere informati prima di varcare le soglie dei nostri istituti.
Il primo maggio Landini, segretario nazionale della CGL, ha dichiarato che i sindacati hanno approntato dei protocolli di sicurezza per i lavoratori e che essi stessi devono farsi garanti del loro rispetto e attuazione.
Ma va da sé che tali protocolli bisogna conoscerli prima.
Noi docenti, al pari degli altri lavoratori, vorremmo sapere se al nostro rientro, in occasione dell’esame di stato, dovremo esibire certificati medici attestanti buona salute e se questi verranno richiesti anche agli alunni.
Se all’ingresso dell’edificio scolastico ci sarà un medico competente a misurare la temperatura con termoscanner.
Se la scuola ci munirà di guanti e mascherine per ogni giorno di lavoro.
Se gli ambienti scolastici saranno sanificati da ditte specializzate o semplicemente disinfettati dal personale ATA.
Se sarà possibile garantire una distanza di sicurezza di almeno due metri tra i sei commissari e quattro metri di distanza tra questi e il candidato e dove collocare la figura imprescindibile del testimone.
Se verranno attuati percorsi di ingresso e uscita differenziati per evitare incroci.
Inoltre, tenendo conto delle probabili alte temperatura del periodo stagionale, ci chiediamo come si possano esaminare cinque candidati al giorno per un’ora ciascuno, bardati con guanti, mascherine e senza poter attivare climatizzatori (laddove ce ne fossero) o ventilatori, dal momento che, com’è risaputo, veicolano il flusso del virus.
Inoltre, in che misura tenere in considerazione il documento INAIL secondo il quale gli insegnanti ultra cinquantacinquenni sono più a rischio e addirittura definiti ‘ inabili’ all’insegnamento?
Questi gli aspetti macroscopici e senz’altro imprescindibili per assicurare un sereno svolgimento del nostro lavoro.
E non per ultima, in ordine di importanza ,la garanzia di tutelare pienamente la salute dei maturandi.
Il nostro senso di responsabilità deve accompagnarli anche in quest’ultimo passaggio scolastico con prudenza e attenzione.
Perché questo avvenga bisogna assicurare alle famiglie indicazioni chiare e precise per la salvaguardia della salute.
Da oggi in poi siamo tutti chiamati ad assumere un ruolo attivo nei processi atti a garantire sicurezza.
La convivenza con il virus richiede responsabilità, partecipazione e gestione condivisa delle criticità.
Annunziata Sorrentino
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