Gli Esami di Stato sono terminati e li racconto da spettatrice, tra i ragazzi, con i ragazzi, le loro famiglie, gli amici, tra un pubblico sorridente e di supporto, quello che non è solo testimone di una delle prove più importanti nella vita di un adolescente, ma partecipe ad un evento ricco di emozioni e suspense.
Assistere al loro esame più importante della vita è stato emozionante. Vivere quell’ansia, quella carica di adrenalina che ti fa battere il cuore a mille e poi tra un sorso d’acqua, uno sguardo e un sorriso ti consente di riflettere, mettere in ordine le idee in base ad uno spunto di un documento e dopo qualche minuto di brainstorming dire tutto ciò che vuoi dimostrare di sapere.
Il sapere, questo concetto di conoscenza, competenza misto alle abilità, da dimostrare con i famosi “collegamenti “ del colloquio orale.
Tra argomenti, il cui filo conduttore nel colloquio e non di un’interrogazione, è sempre un’impresa ardua e complicata, questi studenti della quinta C, indirizzo scienze umane del liceo “Alfano I” di Salerno, con gli occhi pieni di luce e la voce tremante, hanno realizzato oggi un percorso di dignità, impegno civile, e non solo di studio tra ore di educazione civica, PCTO negli asili nido, ludoteche pedagogiche, scuole sperimentali, filosofia con bambini, cooperative sociali, incontri universitari, concorsi e decine di incontri con scrittori e poeti. Hanno ricostruito sé stessi crescendo, maturando appunto, ciò che la scuola reale, non solo nozionistica, contenutistica dei quiz e delle domande strutturate o meno, dovrebbe percorrere, concentrandosi sulle scelte, sulla responsabilità, in un continuo esercizio di autonomia per poter anche decidere cosa fare dopo un esame, quale facoltà scegliere, dove andare e perché.
Mai visti tanti 100 in una sola classe, un dato statistico parziale e non totale (che dipende dal numero di classi, iscritti e partecipanti agli esami), come quello registrato nelle inutili classifiche tra scuole in una sterile competizione tra istituti.
Ben 11 centisti su 22 e tra loro un cento con lode e nessun sessanta, tutti meritati non regalati affatto.
Questo il dato, tra abbracci, pianti, sorrisi per raccontare un’esperienza di vita e non solo di scuola, di anni vissuti intensamente per restare ancora una volta insieme, come in una partita, con spirito di squadra. Si iscriveranno tutti all’Università, continueranno a studiare per essere utili agli altri, per essere ”qualcuno e non qualcosa”.
Ognuno per la sua strada, tutti ora ai blocchi di partenza per tentare test che sicuramente supereranno e se ciò non accadrà potranno ritentare insieme, in quel modo semplice ma necessario che è l’autoaiuto, come hanno fatto tra loro in questi mesi, studiando insieme, facendosi aiutare dai compagni di altre scuole e di diversi indirizzi di studio sulle materie per loro più complicate. Tra loro c’è stato chi ha trovato mille ostacoli ma li ha sempre affrontati e superati, non per vincere, ma per condividere, per partecipare, per dire “Ce l’ho fatta, nonostante tutto!”
Non c’è soddisfazione più grande come quella di esserci riusciti. Hanno vinto l’ascolto, la dedizione, ciò che un Esame di Stato dovrebbe sempre rappresentare nella vita di tutti gli studenti adolescenti, maturi o meno, ma meritevoli di attenzione.
Gli studiosi di statistica e metodologia della ricerca sanno bene come si analizzano i dati e quanto la “variabile dipendente”, avrebbe affermato Piero Romei, sia fondamentale, così come il contesto nel quale avviene lo studio dei casi. Questo gli studenti lo sanno e hanno valutato loro un mondo che li ha a volte accolti ma spesso respinti.
“Una scuola che non accoglie è come un ospedale che cura i sani e manda a casa i malati” dichiarava don Lorenzo Milani. Dopo un secolo ne discutiamo ancora. Grazie ragazzi!
Gilda Ricci