Prendono il via gli esami finali della scuola secondaria di primo grado: in diverse scuole inizieranno martedì 11 giugno, in alcuni istituti sono già iniziati il 10 giugno con la prima prova scritta di Italiano. Seguiranno le verifiche, sempre scritte, delle due lingue straniere e di matematica. Poi sarà la volta del colloquio finale.
Tutte le novità sulle nuove disposizioni relative agli esami finale del primo ciclo di istruzione sono state introdotte nella Nota n. 5772 del 4 aprile scorso, compresa la certificazione delle competenze da rilasciare proprio al termine terza classe di scuola secondaria di primo grado.
Nessun riferimento, però, viene però sulla parte del decreto legislativo n. 62/2017, che ha stabilito che è l’intero Consiglio di Classe a esprimersi sul voto di ammissione, comprendendo quindi anche gli insegnanti di religione cattolica e di attività alternativa per gli alunni che se ne avvalgono.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere, la novità, introdotta lo scorso anno, ha infatti creato una serie di problemi: il lavoro aggiuntivo che devono affrontare questi insegnanti delle classi terze, costretti a presenziare a tutti i colloqui d’esame e i successivi scrutini finali; la mancanza di presupposti, denunciata da diverse associazioni laiche, di includere i docenti dell’ora di religione nelle commissioni d’esame; la discriminazione verso gli alunni che non si avvalgono della disciplina facoltativa e che optano per lo studio assistito o per l’uscita da scuola.
In attesa di chiarimenti dal Miur, continuano a tenere banco i contestatori della presenza dei prof di religione negli esami di terza media, considerata inopportuna: il 10 giugno, più di dieci associazioni laiche, tra cui il Comitato nazionale Scuola e Costituzione, il Comitato nazionale “Per la Scuola della Repubblica” e l’Associazione nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, hanno riportato la risposta del sottosegretario al Miur Salvatore Giuliano, del 15 novembre scorso, durate un’interrogazione al ministro a risposta orale.
In quell’occasione, come riportato dal resoconto ufficiale pubblicato sul sito internet del Senato, il sottosegretario prima ricordò che “quanto all’inserimento della religione cattolica tra le materie d’esame, si rappresenta che tale disciplina non rientra tra le prove scritte, previste all’articolo 8, comma 4, lettera c), del decreto legislativo n. 62 del 2017, e non costituisce oggetto del colloquio, atteso che lo stesso, ai sensi dell’articolo 8, comma 5, del citato decreto, è diretto a valutare le conoscenze descritte nel profilo finale dello studente, secondo le vigenti indicazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, emanate con decreto ministeriale n. 254 del 2012”.
Tanto è vero, ha proseguito, “al profilo finale dello studente definito nelle citate indicazioni, difatti, non afferisce l’insegnamento della religione cattolica”.
Pertanto, sempre secondo Salvatore Giuliano, non è stato fatto altro che dare seguito alla “previsione dell’articolo 309 del testo unico in materia di istruzione, in base alla quale «in luogo di voti e di esami» la valutazione dell’insegnamento della religione cattolica non è espressa in voti e non è oggetto di specifica prova e valutazione in sede di esame”.
Le affermazioni del sottosegretario sono state rese pubbliche ora perché, scrivono ancora le associazioni, ne sarebbero venute a “conoscenza solo nei giorni scorsi”.
Così, venerdì 7 giugno, a pochi giorni dall’avvio delle prove d’esame, le associazioni hanno scritto una lettera al Miur e agli Usr per sottolineate che durante gli esami del 2018 le cose non andarono nel modo come espresso dalla legge.
Addirittura, sottolineano nella missiva, che un anno fa, durante gli esami di terza media, con “la presenza degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole italiane è successo di tutto: da autorizzazione agli insegnanti di non essere presenti, a casi in cui l’i.r.c. ha interrogato, a casi in cui ha partecipato allo scrutinio votando per la promozione o bocciatura”.
Le associazioni, quindi, hanno chiesto al Miur e agli Uffici scolastici regionali di inviare a tutti gli istituti comprensivi e scuole secondarie di primo grado di una circolare contenente il parere espresso dal sottosegretario Salvatore Giuliano.
Il chiarimento del Miur appare, a questo punto, davvero opportuno: se i docenti di religione non possono interrogare gli alunni e quindi non valutarli in sede di esame, per quale motivo sono obbligati a far parte della commissione, presenziando pure tutti i colloqui finali e dedicando giornate intere a questo impegno?
Oggettivamente, è bene che il Miur dica con chiarezza una volta per tutte quali sono i “confini” fino a dove migliaia di docenti di religione si possono spingere durante gli esami della scuola secondaria di primo grado, anche nei confronti degli alunni che durante l’anno si sono avvalsi dell’insegnamento da loro impartito.
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