Categorie: Riforme

Esami terza media, il 18 giugno la prova Invalsi

Giovedì 18 giugno, nell’ambito degli esami di terza media, è in programma la prova nazionale predisposta dall’Invalsi, che riguarda l’italiano (comprensione del testo, grammatica) e la matematica (quesiti inerenti i principali argomenti studiati nella scuola secondaria di I grado). La durata complessiva è di due ore.
Il fascicolo della prova di italiano si compone di un testo narrativo-letterario, un testo informativo-espositivo (entrambi seguiti da un certo numero di domande cui rispondere), una serie di quesiti di grammatica. I quesiti, sia di comprensione della lettura che di grammatica, sono a scelta multipla, con quattro alternative di risposta.
Il quadro di riferimento del fascicolo della prova di matematica si basa su: numeri (numeri naturali, frazioni e decimali, interi, rapporto, proporzione, percentuale); geometria (rette ed angoli, figure piane e solide; congruenza e similitudine; teorema di Pitagora e sue applicazioni; rappresentazione di punti, segmenti e figure sul piano cartesiano; simmetria); relazioni e funzioni (espressioni algebriche, equazioni e formule, relazioni, rappresentazione grafica di funzioni di proporzionalità diretta e inversa); misure, dati e previsioni (attributi ed unità; strumenti, tecniche e formule; raccolta di dati e organizzazione; rappresentazione dei dati; interpretazione dei dati; probabilità).
Nonché su: capacità di eseguire algoritmi (di routine o non di routine); uso di linguaggi specifici; sensibilità numerica e geometrica.
I quesiti proposti sono sia a scelta multipla (con quattro alternative) che a risposta aperta univoca (nei quesiti a risposta aperta gli alunni devono riportare il procedimento seguito). Di norma non è previsto l’uso della calcolatrice tascabile.
Insomma, un bel programma, e niente calcolatrice! Di norma (?). Ecco perché le prove Invalsi incutono particolare timore negli alunni, che non sempre sono adeguatamente preparati ad affrontare questo tipo di prova (nonostante l’impegno degli insegnanti e le esercitazioni  eseguite); alunni che, peraltro, affrontano per la prima volta un esame scolastico (quello di licenza elementare era già stato abolito quando loro frequentavano la quinta classe della scuola primaria).
Per non parlare delle “modalità di svolgimento”. Per capire la complessità delle operazioni che commissioni e scuole devono effettuare (soprattutto in relazione alla compilazione ed invio delle schede per la registrazione delle risposte di ciascun candidato), basta dire che l’allegato tecnico relativo allo svolgimento della prova ha un testo ben più lungo che la circolare ministeriale cui è allegato (n. 51 del 20 maggio 2009, sull’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione).
Ma la cosa che lascia perplessi è che la maggior parte degli alunni e dei genitori non ha ben capito che valore avranno nell’economia della valutazione finale le prove nazionali Invalsi (che si aggiungono a quattro scritti, con la prova della seconda lingua comunitaria accanto a italiano, matematica ed inglese, e al colloquio), che concorrono nella determinazione del voto (anche se in effetti è ciascuna commissione a determinarne il “peso”).
Ma a proposito delle prove Invalsi, va ricordato – come segnalavamo in un precedente articolo sempre su questo sito – che le rilevazioni di questo istituto (dalle scuole elementari alle superiori) sul livello di apprendimento degli alunni sono sempre servite per valutare il sistema scuola, l’istituzione dunque, e non certo per assegnare un voto agli studenti (esistono già le relative prove d’esame): adesso la funzione dell’Invalsi cambia? Piuttosto che valutare l’efficienza del sistema sembra servire a giudicare gli allievi: mi sembra se ne snaturi il ruolo stesso.
Peraltro, nello stesso sito dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione viene segnalato che le finalità della prova nazionale sono: “completare gli elementi di valutazione propri della scuola con elementi rilevati a livello nazionale in modo da avviare azioni per migliorare la qualità della scuola; contribuire al progressivo allineamento degli apprendimenti degli studenti a standard nazionali; favorire il completamento dell’autonomia scolastica con mirate azioni di stimolo e sostegno, verso il raggiungimento di livelli crescenti di qualità; acquisire ulteriori elementi per definire lo stato del sistema di istruzione”.
Andrea Toscano

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