Il provvedimento, che entrerà in vigore già a febbraio, in corrispondenza dell’accoglimento delle pre-iscrizioni per l’anno scolastico 2008/09, era stata presentata dall’assessore alla scuola tedesca (la provincia ha due responsabili dell’istruzione, italiano e appunto tedesco) Otto Saurer. Ma non avrebbe nulla a che fare con le ‘classi ponte’: “non abbiamo mai pensato di raccogliere posizioni come quelle delle classi separate – dice Francesco Comina, assessore alla scuola (italiana) -, anzi per noi è importantissimo lavorare sul dialogo e sullo scambio di esperienze tra i ragazzi, ma per lavorare con serietà sull’inserimento linguistico e sull’integrazione e non pregiudicare questi intenti era necessario mettere un tetto“.
La norma verrebbe quindi introdotta per motivazioni prettamente preventivi: sempre secondo l’assessore Comina “quando la presenza degli immigrati diventa troppo forte il controllo e il lavoro didattico risultano infatti più difficili“. Inoltre l’assessore sottolinea come “il tetto del 30% sia alto rispetto alle medie reali”. Indicativa l’ultima affermazione, che in qualche modo intende assolvere la Giunta comunale, da accuse di discriminazione: con la delibera “abbiamo raccolto i sentimenti dei direttori scolastici e anche la Consulta degli immigrati si è detta d’accordo“.
Ed anche i dati ufficiali sembrano dare ragione alle istituzioni locali: ad oggi i ragazzi che studiano nelle scuole in provincia di Bolzano sono complessivamente circa 79 mila, di cui circa 5 mila stranieri, concentrati quasi tutti nelle scuole di lingua italiana: in media, in provincia, l’incidenza per classe degli alunni immigrati è circa del 6,5%. A Bolzano però, dove vive la maggior parte degli stranieri, la situazione è diversa: qui la media per classe è di circa il 15%, con disparità tra istituti e picchi che nelle scuole del centro città arrivano al 40%, soprattutto alle elementari. Ed è in queste classi che la soglia massima introdotta dalla Giunta potrebbe trovare applicazione: costringendo i piccoli stranieri a spostarsi di quartiere per raggiungere una scuola più ‘locale’.