Con baby pensioni o pensioni baby sono indicate quelle pensioni erogate dallo stato italiano a lavoratori del settore pubblico che hanno versato i contributi pensionistici per pochi anni, o che hanno avuto la possibilità di ritirarsi dal lavoro con età inferiore ai 40-50 anni.
Le baby pensioni furono inaugurate nel 1973 dal governo Rumor con il D.P.R. 1092 che consentiva le baby pensioni nell’impiego pubblico: 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi per le donne sposate con figli; 20 anni per gli statali; 25 per i dipendenti degli enti locali.
Le baby pensioni vennero eliminate dal Decreto legislativo 503 del 30 dicembre 1992 ("Norme per il riordinamento del sistema previdenziale dei lavoratori privati e pubblici, a norma dell’articolo 3 della legge 23 ottobre 1992, n. 421").
Vediamone alcuni esempi. Cominciamo con Veronica (è un nome di fantasia), ex insegnante di liceo: oggi ha 64 anni ed è in pensione da 25 anni, cioè da quando ne aveva 39. In una ipotetica intervista potrebbe dire: "Ho riscattato il periodo dell’Università così di fatto ho lavorato solo 15 anni. È vero che da un quarto di secolo incasso tutti i mesi la pensione, ma non è certo un buon assegno, si tratta di appena 800 euro. Faccia lei i conti: io in un anno incasso come certi pensionati-parlamentari in un mese".
Poi c’è Giulia, ex inserviente d’asilo, che quest’anno ha festeggiato il ventesimo anno da baby pensionata: è uscita dal lavoro a 43 anni. Anche lei nella stessa ipotetica intervista potrebbe dire: "Io me la sono proprio goduta la pensione: ho accudito la casa e la famiglia. E non mi sono mai sentita in colpa. Certo per arrotondare qualche lavoretto in nero l’ho fatto, ma mai come certi uomini, ex dipendenti pubblici, che per anni hanno fatto gli artigiani ‘fantasma’. Non creda però che abbia fatto una vita da signora: provi lei a campare con 650 euro al mese".