Parlare o comunicare? Che differenza c’è tra una cosa e l’altra? Come rendere la didattica efficace e inclusiva grazie alla comunicazione? (VAI AL CORSO)
Parlare è una forma di comunicazione che non va mai da sola, ma viene accompagnata dalla gestualità e nutrita dall’intenzione comunicativa. In altre parole, comunicare significa connettere il verbale al para verbale nell’ottica di agire sul destinatario della comunicazione secondo il proprio obiettivo comunicativo: per esprimere un’emozione, per orientare il destinatario a una precisa azione, per accertarci che l’interlocutore ci comprenda pienamente, ecc.
Le funzioni del linguaggio
Secondo il linguista Roman Jackobson, ecco le funzioni del linguaggio:
- la funzione referenziale (riferita al contesto), per comunicare un contesto e un oggetto della comunicazione;
- la funzione emotiva (riferita al mittente), per esprimere se stessi e il proprio stato d’animo;
- la funzione conativa (riferita al destinatario), per agire sul destinatario influendo su di lui in qualche modo;
- la funzione fàtica (riferita al contatto), per verificare il funzionamento del canale di comunicazione
- la funzione poetica (riferita al messaggio), per riflette sul messaggio dal punto di vista della scelta lessicale s fonica dei termini “giusti”;
- la funzione metalinguistica (riferita al codice), che riflette sul codice chiarendo i termini e la grammatica della lingua.
Perché parlare di funzioni linguistiche e di assiomi della comunicazione? Al fine di migliorare le comunicazioni in ambito scolastico su più fronti: docente-alunno, docente-genitore, docente-docente, docente-dirigente, senza dimenticare di lavorare con i bambini e con i ragazzi per migliorare le loro reciproche interazioni comunicative, lavorando cioè sul fronte alunno-alunno.
Comunicazione inclusiva
Non solo ogni mittente del testo comunicativo ha un proprio modo di comunicare, ma l’atto della comunicazione va adeguato al destinatario e al contesto, il che non significa semplicemente che il docente si rivolgerà a un genitore in un modo e a un alunno in un altro, ma significa anche che il docente si relazionerà a un alunno in un modo e a un altro alunno in modo diverso, differenziando il proprio stile per rendere inclusiva la didattica e riuscire a essere efficace con il bambino emotivo tanto quanto lo si può essere con un alunno dallo stile riflessivo.
Stili di insegnamento
Parlare di stili comunicativi in classe non può prescindere dal discutere di stili di insegnamento.
La principale dicotomia a riguardo oppone uno stile direttivo, tipico dell’insegnante orientato al compito e all’obiettivo, legato alla didattica frontale; a uno stile interlocutorio, il cui protagonista è più un docente facilitatore, ben predisposto nei confronti delle didattiche cooperative.
Il corso
Su questi argomenti il corso Comunicazione efficace a scuola, del formatore Marco Catania, in programma il 16 e il 17 dicembre.