La fondazione Agnelli e l’Anief su questo argomento, con particolare riferimento alla futura immissione in ruolo degli insegnanti inseriti nelle Gae, hanno pareri opposti. A tal proposito in un documento della Fondazione Agnelli si scrive: “per migliorare la qualità dell’offerta formativa buon senso e logica suggerirebbero di partire da un’analisi dei bisogni delle scuole italiane (oggi e nel prossimo futuro), in particolare da quali competenze di insegnamento sono davvero utili, per poi arrivare a quanti docenti e di quale profilo professionale ci servono.
La base di partenza dovrebbe essere quindi l’organico di fatto, vale a dire quanti oggi insegnano e che cosa insegnano. La Buona Scuola adotta la logica capovolta: parte dalla necessità di assumere tutti e subito i 140mila delle Gae gli iscritti alle Gae (o quanto meno una buona parte di loro) non sembrano essere i docenti di cui ha davvero bisogno la scuola italiana (vedi anche oltre, problema della qualità), innanzitutto perché la loro distribuzione per classi di concorso e per territorio male si coniuga e dunque non è adeguata all’effettiva domanda formativa nelle diverse aree del Paese né lo sarà nel prossimo futuro”.
Contraria a queste ipotesi esposte dalla Fondazione Agnelli, è l’Anief, infatti, il sindacato siciliano dice: “Non c’è nessuno squilibrio tra docenti e posti del Nord e del Sud perché il personale verrà assunto sulla base di graduatorie di merito conseguenti a concorsi pubblici e a tirocini abilitanti: in tutti i casi, anche in occasione dei più recenti corsi di abilitazione organizzati attraverso i Tfa, i candidati docenti sono stati sempre selezionati sulla base di un numero di posti vacanti determinato dagli Uffici scolastici regionali”. Pareri opposti che si potrebbero tradurre in azioni emendative al Ddl sulla scuola, allungando i tempi attuativi della riforma.
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