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Esistono ricerche scientifiche inutili? La storia degli Ig Nobel [VIDEO]

Appuntamento con la rubrica “Sulle spalle dei giganti”, i grandi della scienza raccontati sotto un punto di vista storico. 

E se vi dicessi che un fisico ha ottenuto un importante riconoscimento per aver fatto levitare magneticamente una rana, che cosa pensereste? È successo veramente e questa storia non può che rimandarci a una domanda centrale nel dibattito scientifico odierno: esistono ricerche scientifiche inutili?

Dal 1991 nella prestigiosa Università di Harvard, in collaborazione con gli Annals of Improbable Research, una rivista dedicata all’umorismo scientifico, è stato istituito il premio Ig Nobel – un gioco di parole tra il celebre Nobel e la parola ignobile – che assegna dieci riconoscimenti, senza alcun contributo in denaro, a ricerche “strane, divertenti e perfino assurde”. Animati da quel pragmatismo statunitense, a volte così efficace, diretto e al contempo ironico, gli organizzatori hanno pensato a un evento che pur facendo in un primo momento sorridere, potesse anche far riflettere e divulgare la scienza e il suo valore.

Ogni anno, proprio come in occasione dei Nobel, vengono infatti premiate ricerche accuratamente selezionate, già pubblicate su riviste scientifiche, che hanno quantomeno avuto il merito di suscitare non poca ilarità: il premio in “Astrofisica” per il 2001 andò ad esempio a un’analisi volta a scoprire se i buchi neri possiedono tutti i requisiti tecnici per essere la sede dell’inferno; nel 2005 per la “Dinamica dei fluidi” veniva insignito uno studio su “La pressione prodotta quando i pinguini fanno la pupù”, mentre due anni più tardi a trionfare nella categoria “Medicina” fu un penetrante articolo su gli “Effetti collaterali dell’ingoiare spade”.

Potete divertirvi a scorrere l’elenco oramai trentennale dei premi assegnati, ma dopo una prima risata, analizzando attentamente i nomi dei protagonisti vi accorgerete di un fatto interessante: molti dei ricercatori citati sono degli scienziati di prim’ordine, studiosi che hanno fatto scoperte decisive o che hanno addirittura aperto nuovi campi d’indagine, come nel caso di Andrej Gejm, il fisico che fece appunto levitare magneticamente una rana, vincitore dell’Ig Nobel nel 2000 e, dieci anni più tardi, del premio…Nobel per la fisica! O ancora come gli psicologi David Dunning e Justin Kruger o l’etologo Frans de Waal, solo per citarne alcuni.

All’origine del premio vi sono infatti concetti fondamentali del sapere scientifico, che non dovremmo mai dimenticare: innanzitutto che è possibile divertirsi e imparare anche in ambito scientifico, anzi addirittura che spesso è necessario divertirsi per imparare. Inoltre gli Ig Nobel, che intendono premiare l’insolito, l’immaginifico, e stimolare l’interesse del pubblico generale alla scienza, alla medicina, e alla tecnologia, ci aiutano a riflettere sull’importanza dell’immaginazione e della creatività e soprattutto pongono l’accento sul fatto che ogni ricerca scientifica, ogni indagine condotta con passione, metodo e rigore, che presenti dati verificabili e riesca a farci riflettere su un argomento, è una ricerca utile.

Studi che appaiono bizzarri, inutili o addirittura ridicoli possono invece rivelarsi importanti, possono generare interi ambiti di ricerca, possono favorire il progresso attraverso imprevedibili meccanismi. La storia è piena di esempi capaci di suffragare questa tesi, ma gli Ig Nobel riescono a dimostrarcelo con il sorriso. Diffondono una forma di divulgazione, ironica e potentissima, che dovrebbe essere maggiormente praticata per ricucire quella pericolosa lacerazione che separa pericolosamente, oggi più che mai, comunità scientifica e società.

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Dario De Santis

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