Eletta nel 2018 nelle liste del Movimento 5 Stelle la senatrice Bianca Granato arriva dalla “società civile”, avendo fatto parte dei Partigiani della Scuola Pubblica e avendo partecipato a battaglie civiche contro le trivellazioni, le modifiche costituzionali del Referendum del 4 dicembre 2016.
Intensa la sua attività parlamentare (ha presentato ddl per l’abolizione della chiamata diretta, per l’istituzione di una commissione regionale per dirimere il contenzioso scolastico e – recentemente – per modificare la governance delle istituzioni scolastiche).
Dopo aver votato contro la fiducia al Governo Draghi, Bianca Granato è stata espulsa dal M5S.
Questa è la prima intervista che rilascia in esclusiva dopo lo “strappo”.
Senatice Granato, pensa che con l’attuale governo Draghi possa andare in porto la norma sui contenziosi tra dirigenti scolastici e docenti secondo il D.D.L. che aveva proposto?
Questa è la mia prima intervista in tema di scuola dopo lo strappo con il Movimento 5 Stelle. Poco prima della mia espulsione ho anche presentato un disegno di legge per modificare la governance delle istituzioni scolastiche, relegando il dirigente scolastico a mansioni di carattere meramente burocratico-amministrative e contabili, mentre ad occuparsi del coordinamento didattico sarebbe un docente eletto dal collegio. Chiederò intanto che venga ripreso l’esame del DDL sui contenziosi, che, tra gli altri, presenta anche il vantaggio di alleggerire il carico di lavoro dei tribunali.
Quali battaglie porterà avanti dall’opposizione tra quelle che da docente “Partigiana della Scuola Pubblica” la portò a candidarsi al Senato per il M5S?
Porterò avanti le battaglie sull’abolizione dell’impianto aziendalistico e verticistico della legge 107/2015 a partire da quella dell’abolizione della Chiamata diretta e del bonus di merito.
Restituire centralità all’impianto pedagogico e didattico della scuola è il mio obiettivo. Non sono stata molto supportata in questo dal gruppo del Movimento 5 Stelle.
A suo avviso, quali sono stati i punti critici del dicastero di Lucia Azzolina?
Il dicastero di Azzolina purtroppo si è realizzato in una fase storica in cui si è dovuto dare priorità alle misure resesi necessarie per la pandemia. Inoltre, per quanto mi consta personalmente, la ministra ha dovuto fronteggiare un “marcamento ad uomo” per usare un linguaggio calcistico, da parte del Partito Democratico, sia nella persona della sottosegretaria Ascani che di Franceschini e tutta la compagnia dei Presidenti di Regione, per cui è stata indotta a scelte che non avrebbe fatto se non avesse avuto tali nefasti condizionamenti e tante cose sarebbero andate meglio, sia sul fronte del reclutamento che su quello delle aperture.
Qual è il suo giudizio sul discorso programmatico sulla Scuola del Presidente del Consiglio Mario Draghi e sulle recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione prof. Patrizio Bianchi?
Il discorso programmatico del Presidente Draghi ci porta ad una visione di scuola subalterna rispetto alle esigenze del mercato. Anche su Patrizio Bianchi esprimo la mia distanza, viste le sue idee favorevoli ad una più incisiva attuazione dell’autonomia scolastica, nel quadro anche del regionalismo differenziato, nonché, dulcis in fundo, la sua propensione verso un percorso quadriennale di studi secondari di secondo grado. Chi vede la scuola come un presidio di democrazia oltre che un’agenzia formativa che eroga un servizio, non può che vedere con preoccupazione queste due figure. Sono anche molto preoccupata circa l’atteggiamento che Draghi e Bianchi potrebbero avere nei riguardi delle scuole paritarie, dato che purtroppo il lobbismo di questi stakeholder è un fenomeno molto diffuso in tutto l’arco parlamentare e siamo veramente pochi a batterci strenuamente in favore della scuola pubblica.
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