La scuola, in qualità di istituzione prossimale sul territorio, si confronta continuamente con le dinamiche sociali, i benefici ed i disagi che queste comportano, specie su giovani e giovanissimi. Spesso, come dimostrano recenti studi condotti sulla situazione socio-economica di specifici gruppi familiari in difficoltà, in questi ultimi tendono pericolosamente a svilupparsi condotte aggressive e rifiutanti lo studio, la didattica, l’apprendimento e talvolta la presenza in classe, che pare essere la spinosa problematica che affligge il sistema scolastico del Vecchio Continente da oltre una decade.
Le assenze, sommate a condotte inadeguate, comportano l’introduzione di provvedimenti mirati quali sospensione e, nei casi più gravi ed incorreggibili, espulsione dall’istituto in oggetto con conseguente perdita dell’anno scolastico. I valori circa tali soluzioni definitive, talvolta definite poco correttive e disposte esclusivamente a tutela della comunità scolastica, sono quasi raddoppiati in un decennio. La scuola è dunque ancora in grado di confrontarsi con sfide che concernono per lo più la condotta degli alunni piuttosto che il rendimento? È possibile ancora considerare sospensione ed espulsione misure adeguate e finalizzate all’educazione dello studente? Alcune risposte provengono dal Regno Unito, ove l’emergenza ha dato luogo a strategie.
Secondo un’analisi della BBC, in Inghilterra il tasso di sospensione degli alunni delle scuole primarie dalle scuole pubbliche è più che raddoppiato in un decennio. I nuovi dati pubblicati giovedì hanno recato oltre 37.000 sospensioni nelle scuole primarie nel trimestre autunnale dell’anno scorso, quasi tante quante nell’intero anno scolastico 2012/13. Anche i tassi di esclusione permanente degli alunni della scuola primaria sono aumentati, di quasi il 70% nello stesso periodo, e gli attivisti lanciano l’allarme: i bambini colpiti potrebbero subire conseguenze a lungo termine. Il governo ha riconosciuto che la situazione è a un “punto di crisi” e ha dichiarato di essere determinato a “innalzare gli standard” nelle scuole. La strategia non risulterebbe tra le migliori per le opposizioni; il rischio sarebbe quello di favorire un’atroce ghettizzazione della popolazione scolastica considerata come problematica, senza garantire sviluppo ed integrazione, con la parvenza di protezione e sicurezza.
Negli ultimi dieci anni, i tassi di espulsione e sospensione degli studenti per cattiva condotta in Europa hanno mostrato variazioni significative in paesi come Italia, Germania, Francia e Spagna, anche a causa delle diverse politiche educative adottate. In Italia, la sospensione è spesso usata come misura correttiva temporanea, ma l’espulsione definitiva è relativamente rara. Le scuole italiane hanno aumentato gli interventi di supporto per gli studenti problematici, con il rafforzamento della collaborazione tra scuole e famiglie. Le misure preventive, come la mediazione scolastica e il monitoraggio psicologico, hanno ridotto la necessità di sanzioni severe, ma si segnala un aumento degli episodi di violenza scolastica, soprattutto negli anni post-pandemia. In Germania, i tassi di sospensione sono più bassi rispetto alla media europea grazie a politiche focalizzate sull’inclusione educativa e programmi per la gestione del comportamento. Tuttavia, casi di espulsione avvengono in situazioni gravi, come aggressioni fisiche o minacce alla sicurezza. Le scuole tedesche investono in programmi di formazione socio-emotiva per ridurre i conflitti e migliorare l’ambiente scolastico.
La Francia adotta un approccio severo ma equilibrato. Le sospensioni temporanee sono più comuni rispetto alle espulsioni, riservate a casi di condotta estremamente grave. Negli ultimi anni, il governo francese ha implementato risorse aggiuntive per le scuole in aree svantaggiate, favorendo una gestione più efficace dei comportamenti problematici e prevenendo l’esclusione scolastica. La Spagna registra tassi più elevati di sospensioni e espulsioni rispetto ad altri paesi, specialmente nelle regioni con maggiore dispersione scolastica. Tuttavia, programmi come l’ICOA hanno cercato di fornire risorse aggiuntive per affrontare disuguaglianze educative e migliorare la gestione del comportamento degli studenti. Questi sforzi hanno contribuito a una leggera diminuzione delle espulsioni negli ultimi anni.
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