Categorie: Attualità

Essere docenti, che stress! La sindrome di burnout

Alcune categorie di lavoratori, a causa di particolari fattori stressogeni legati all’attività professionale, sono soggetti a rischio per la sindrome del burnout. Tale condizione è caratterizzata da affaticamento fisico ed emotivo, atteggiamento distaccato e apatico nei rapporti interpersonali, sentimento di frustrazione per mancata realizzazione delle proprie aspettative.

Il burnout è il risultato di una perdita di energia non reintegrata.

Gli individui investono un’energia spropositata nel perseguire obiettivi senza concedersi un tempo sufficiente a reintegrare l’energia perduta o una rete di relazioni di sostegno da cui attingere. L’esaurimento emotivo è la caratteristica più evidente del burnout e consiste nella sensazione di aver finito la benzina. La spersonalizzazione è una seconda dimensione, e consiste in un atteggiamento negativo verso gli altri, sia nell’ambiente professionale sia famigliare. Mentre la componente del logorio emotivo spinge all’inattività, alla passività e all’indifferenza verso il lavoro, la spersonalizzazione è l’aspetto attivo e distruttivo di questo disturbo, perchè induce ad atteggiamenti inadeguati nelle relazioni.

A cosa è ricondotto lo stress? Diversi sono i fattori:

1) la peculiarità della professione (rapporto con studenti e genitori, classi numerose, situazione di precariato, conflittualità tra colleghi, costante necessità di aggiornamento)

2) il continuo evolversi della percezione dei valori sociali (inserimento di alunni disabili nelle classi, delega educativa da parte della famiglia a fronte dell’assenza di genitori-lavoratori o di famiglie monoparentali)

3) l’inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla professione (retribuzione insoddisfacente, scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica.etc)

4) la trasformazione della società verso uno stile di vita sempre più multietnico e multiculturale (crescita del numero di studenti extracomunitari)

5) l’evoluzione scientifica

6) il susseguirsi continuo di riforme.

7) la maggior partecipazione degli studenti alle decisioni e conseguente livellamento dei ruoli con i docenti

Il burnout non è solo un problema psicologico, come riporta Zina Cipriano, ha anche una dimensione fisica e comportamentale. I sintomi fisici includono cefalee, stanchezza, insonnia, perdita di peso e dispnea al minimo sforzo. I sintomi comportamentali possono includere irritabilità ed espressioni d’ira, minor tolleranza delle frustazioni, labilità emotiva con instabilità dell’umore. Ci sono dei fattori predisponenti a carattere individuale tra i quali troviamo un’eccessiva dedizione al sacrificio, il bisogno di affermazione attraverso il lavoro.

Redazione

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