In Italia il discutibile sistema di reclutamento degli insegnanti, cambia nel tempo ma non riesce a trovare una sua stabilità e, soprattutto, stando ai dati sulla qualità dell’insegnamento, non riesce a trovare una sua efficacia.
In Italia tanto precariato e nuove regole
La stabilizzazione dei “precari” va a scontrarsi, spesso (non sempre perché fortunatamente tra i precari ci sono tanti insegnanti validissimi hanno dimostrato le proprie competenze per anni sul campo), con la qualità dell’insegnamento.
Ora sono stati introdotti gli ormai “famosi” 24 CFU come requisito indispensabile per poter partecipare ai concorsi ordinari che si terranno a breve. Serviranno a migliorare la qualità dei futuri docenti? Consentitemi di avere qualche perplessità.
A questo punto, una provocazione (ma non tanto…), che certo non avrebbe trovato favorevoli, per ovvi motivi, le tante università e agenzie formative italiane.
In Francia vale l’esperienza sul campo
Sarebbe stato bello, invece di introdurre i 24 CFU, seguire l’esempio della Francia dove chi si iscrive al concorso per l’abilitazione all’insegnamento è — per legge — dispensato dal presentare il titolo di studio universitario richiesto a tutti i candidati, se può dimostrare di aver cresciuto almeno tre figli.
Una sorta di inconfutabile esperienza maturata sul campo, altro che precariato!
Non è una norma nuova
Oltralpe la norma che equipara le doti di genitore a quelle di educatore professionista non è di recente introduzione, come si potrebbe pensare ma risale agli anni Ottanta ed è stata introdotta dal governo presieduto da Raymond Barre (presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing) nel 1981 con una legge che concedeva tale beneficio solto alle mamme.
Poi, più recentemente esattamente nel 2007, per il rispetto della parità di genere, le stesse abilità pedagogiche sono state riconosciute ai padri che vogliono intraprendere la professione di insegnante.
Chi scrive resta del parere che essere genitore, al di là dei riconoscimenti normativi, è e sarà sempre il mestiere più difficile del mondo, poi a ruota segue quello di insegnante ed educatore che non ha eguali in termini di ritorno emotivo e di soddisfazioni personali, ovviamente se svolto con impegno e passione.