Le testate giornalistiche del settore Scuola hanno riportato, un paio di giorni fa, la notizia secondo cui il neo-Ministro, Marco Bussetti, avrebbe dichiarato che quest’estate sarà un ‘momento di riflessione’ sulla Buona Scuola.
Tutti i docenti, e soprattutto i deportati/nastrini e i bistrattati docenti precari delle GaE, sperano ovviamente che questa volta le riflessioni riportino un pò di serenità nelle loro vite e, in generale, nel mondo della Scuola.
I nastrini/deportati si aspettano che il nuovo Governo “deroghi” più di quello precedente, tanto sulle percentuali destinate alla mobilità loro spettanti quanto sulle assegnazioni provvisorie “selvagge”; gli stremati docenti precari delle GaE si aspettano un’agognata quanto irraggiungibile equità di trattamento rispetto ad altre categorie: in altre parole, un cambio di passo che possa ristabilire e garantire loro legalità e giustizia.
Esigenze chiaramente in contrapposizione, che la politica conosce molto bene, e che i sindacati hanno ignorato facendo ‘azione sindacale’ solo a favore dei primi (i deportati/nastrini) e a discapito dei secondi (i docenti precari delle GaE).
Il neo-Ministro è chiaramente in affanno.
Come far rientrare tutti i docenti a casa senza danneggiare sempre i soliti?
Oppure: come fare giustizia se non bloccando ogni pretesa impossibile da parte di chi ha beneficiato di deroghe ignobili?
Compito, il suo, affatto facile!
Dalle dichiarazioni sino ad ora fatte dai vari esponenti dei due partiti di maggioranza, sembra evidente non ci saranno stravolgimenti legislativi, che la L.107 non verrà abrogata e saranno introdotti solo dei “correttivi”.
Se da una parte la delusione è evidente, dall’altra, una posizione cauta non può che ispirare fiducia.
Le ultime due riforme (Gelmini e Buona Scuola) sono state un disastro che ha mortificato la Scuola e la professionalità dei docenti; due riforme “imposte dall’alto” che hanno sicuramente soddisfatto dei “criteri” ma che hanno irrimediabilmente creato caos ed inefficienze.
Un dialogo costruttivo con le parti coinvolte non può che essere apprezzabile, oltre che necessario.
Tuttavia il recente passato ha visto trasformare il “dialogo” in ignobili contrattazioni dove i più indifesi (i precari delle GaE) sono stati sacrificati sull’altare di interessi elettorali o sindacali.
Le speranze riposte in questo Governo sono tante: rinnovamento, cambiamento, trasparenza, legalità, giustizia.
Termini, questi, che si spera non siano solo inerti sostantivi, ma che diventino pilastri portanti del nostro Paese.
L’auspicio dei docenti precari delle GaE è che, finalmente, si proceda non solo alla stabilizzazione attraverso un concreto e serio Piano di Investimenti nel breve e medio termine, ma che la Scuola possa veramente occupare, nel prossimo futuro, il ruolo ed il posto che merita: quello di ‘incubatore’ e volano dello sviluppo economico-culturale del nostro Paese.