Da un articolo de “La tecnica della scuola” del 18 luglio scorso apprendo che la segretaria generale della CISL scuola si è interessata della questione dei docenti in esubero. Come riportato nell’articolo, pare che ci siano circa 3500 docenti in questa condizione a livello nazionale, quasi tutti nella secondaria di secondo grado. Nell’articolo ciò è attribuito al calo demografico. Non ho i dati per verificare se sia effettivamente questo il problema.
Quello che appare invece evidente è che la secondaria di secondo grado è stata sovraccaricata dai passaggi dalla primaria e dalla secondaria di primo grado.
Questi passaggi sono consentiti da decenni e capisco che le organizzazioni sindacali non possano scoraggiarli adesso. Mi chiedo tuttavia quali possano essere le ragioni che spingono un maestro o una maestra a chiedere il passaggio alle superiori a fine carriera. Desiderio di mettersi alla prova? Stanchezza e logoramento per lo stare a lungo con i bambini? Questioni legate allo stipendio?
Sono tutte ragioni legittime. Vorrei però invitare i colleghi a riflettere sulla fatica che comporta il cambiare letteralmente lavoro a pochi anni dalla pensione: la scuola superiore attuale non ha niente a che vedere con quella che loro hanno frequentato trenta o quaranta anni fa.
Le competenze richieste sono molto più elevate, e anche i docenti più giovani e più “freschi” devono aggiornarsi continuamente se vogliono mantenere un buon livello di insegnamento e, di conseguenza, un buon clima in classe (forse sembrerò presuntuosa, ma non credo che si ottenga attenzione e rispetto dagli alunni più grandi grazie a qualche tecnica appresa da esperti di pedagogia. Per quello che ho constatato io, gli alunni ti ascoltano se pensano che tu abbia qualcosa da dire).
Non è più (per fortuna) l’epoca dell’insegnante-audiolibro: non basta ripetere il manuale o chiedere all’alunno di turno di leggere. Se qualche collega intende affrontare il passaggio di ruolo perché si sente (comprensibilmente) affaticato dallo stare con bambini piccoli, dovrebbe riflettere prima su questi aspetti, pena il pentirsi amaramente della decisione.
A livello politico, mi chiedo se non sia da disincentivare questa migrazione attraverso misure che allevino il disagio di alcuni docenti. Mi domando se non sarebbe più giusto e più conveniente per lo Stato pagare i maestri e le maestre laureate quanto i docenti delle superiori. E se non sia da agevolare il part-time o il passaggio su organico funzionale alla primaria (o la creazione di cattedre miste) per i maestri/e che lo desiderano. In questo modo si potrebbe utilizzare il loro importante bagaglio di esperienza nel coordinamento e ridurre il carico di stress.
Per quanto riguarda i docenti in esubero, la soluzione provvisoria (in attesa che vengano riassorbiti con i pensionamenti nei prossimi anni) potrebbe essere la creazione di cattedre soprannumerarie. Faccio un esempio: se la classe di concorso X ha 300 esuberi a livello nazionale, si potrebbe stabilire una quota di docenti per ogni provincia (3 per ogni provincia, o 2 per le più piccole e 4 per le più grandi) da utilizzare come organico di potenziamento aggiuntivo.
Questi posti sarebbero occupati dai docenti che, nella famosa “fase C nazionale” (i cui esiti si sapranno nelle prossime settimane) risultassero come primi esclusi dall’ambito di loro maggior gradimento. In questo modo i docenti con maggior punteggio rimarrebbero nel primo ambito, e ad essere spostati sarebbero soltanto i residuali con pochi o nessun punto.
Si tratterebbe di un sistema sicuramente più equo di quello previsto dal ministero, che pensa di mettere nel primo ambito i docenti con maggior punteggio, spostare la fascia intermedia (che comprende docenti che hanno anche quindici anni di anzianità) e, paradossalmente, lasciare nel primo ambito proprio i soprannumerari in esubero con meno punti.
Un’altra proposta, è quella di evitare, almeno per le classi in esubero, che le ore residue siano assegnate a docenti interni alle scuole o coperte con il potenziamento. Questa è una proposta che farebbe anche risparmiare la pubblica amministrazione: che senso ha pagare lo straordinario a docenti interni, o togliere il potenziamento occupandolo su cattedra, e poi continuare a pagare docenti in esubero sistemati a caso e senza progetto? Si potrebbero costituire cattedre con gli spezzoni, in modo da coprire il fabbisogno delle scuole e mantenere i docenti vicino a casa.