Attualità

Europa, limitate le restrizioni all’interno delle scuole: in più della metà dei paesi non vige l’obbligo di mascherina

L’entrata recente nella fase endemica predispone, a livello meramente deduttivo, l’utilizzo di misure restrittive proporzionate all’effettivo rischio pandemico, a patto che il virus si trovi in uno stato epidemiologico pandemico, per l’appunto. I dati delle curve apprezzabili in questa tiepida primavera confermano le opinioni degli esperti, i quali han fatto presente che oramai – nonostante l’impennata dei contagi – Omicron e la II variante a questa associata sarebbero state la vera occasione per dire addio, seppur con gradualità, alle restrizioni attualmente imposte anche all’interno degli edifici pubblici, scuole ed istituti di formazione in particolare. Le scuole d’Europa hanno avuto a che fare con misure restrittive attinenti all’utilizzo della mascherina all’aperto e al chiuso durante lo svolgimento delle lezioni e delle attività sportive da contatto, all’adoperarsi per organizzare segnaletica orizzontale negli spazi comuni e nelle aule e nell’imposizione di quarantene via via più generalizzate se confrontate con la situazione pandemica del momento, che poteva decretare, filtrata dalle autorità locali, una chiusura temporanea della scuola. Ora l’Europa vanta un numero elevato di paesi che ha detto addio alla mascherina nelle scuole: Regno Unito, Irlanda, Olanda, Svezia, Danimarca, Spagna e Portogallo, Francia e Germania.

I passi indietro sulle restrizioni nelle scuole: prime liberalizzazioni in vista

Le realtà nazionali più densamente popolate del continente, per via dell’esasperazione della popolazione e dell’anacronismo dettato da delle norme fisse e non correttamente proporzionate, hanno detto addio già nel mese di febbraio all’utilizzo delle mascherine e, per alcuni paesi, delle misure restrittive più in generale, che comprendono il mantenimento della distanza interpersonale ed il rispetto inderogabile della segnaletica orizzontale negli spazi comuni. L’Irlanda e il Regno Unito hanno rimosso le disposizioni già dallo scorso anno, anche se, in particolare per il secondo, sono state reintrodotte a livello locale (Scozia e Galles) assieme all’effettuazione forzata di test antigienici ripetuti 2 o addirittura 3 volte a settimana; in sostanza, si è barattato l’utilizzo della mascherina con l’utilizzo intensivo dei test nasali e salivari. Francia e Germania hanno provveduto più tardi alla rimozione degli obblighi (chi vuole può indossare la mascherina a piacimento) solo dai mesi di gennaio e febbraio 2022, dando però specifiche direttive ai Laender e alle Regioni amministrative. Alcuni paesi europei non le hanno affatto introdotte o rese obbligatorie solo in alcuni istanti critici: parliamo di Svezia, Olanda, Danimarca e Polonia.

L’allarme dell’OMS: “rimozione troppo rapida delle disposizioni”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, supervisionata e costola portante dell’ONU, torna ad avvertire quelle realtà che hanno già provveduto ad abbandonare le restrizioni anticontagio o a ridimensionarle fortemente, dato che potrebbe abbattersi su di loro una bufera pandemica fatta di impennate di contagi, ospedalizzazioni e decessi. Per l’organizzazione alcuni stati europei hanno abbandonato troppo velocemente quelle norme che potevano garantire sicurezza, controllo e monitoraggio. In pochi, in ogni caso, sembrano ascoltare tali massime, convinti che la vaccinazione sia l’unico ed ultimo vaporetto che possa permettere di fuggire da una laguna pandemica attualmente calma ma che possa creare non pochi danni nel prossimo futuro. L’Italia resta, assieme a poche realtà europee, un paese cauto e che gradualmente apre le porte ad alleggerimenti normativi in temi pandemici: 130.000 decessi, migliaia di cittadini ospedalizzati ed economia a pezzi. Una realtà che vuole riprendersi con sicurezza ed efficacia.

Andrea Maggi

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