La scarsa attrazione esercitata dalla professione docente nei confronti delle nuove generazioni non è solo preoccupante, ma assolutamente evidente dai dati. Il livello di anzianità del personale aumenta continuamente, e con questo il relativo aggiornamento della professione e delle metodologie di didattica frontale. Meno tecnologia e sempre più gessetto, per intenderci. La dispersione scolastica è strettamente correlata alla mancanza dei docenti, la quale costringe gli istituti ad adoperarsi con la creazione di classi pollaio ove è percepibile lo stress e le varie difficoltà di concentrazione – e dunque produttività – che queste possono comportare. Le soluzioni adoperate, oltre all’aumento della frequenza dei vari concorsi atti all’abilitazione del personale giovane, sono relative alla ricerca di nuovi bacini di capitale umano. Il caso del Regno Unito, che affronta una grave penuria di personale, è finito sulle pagine dei maggiori rotocalchi internazionali e al centro di efferati dibattiti di natura politica. Ci si rivolge a piccole realtà isolane dei Caraibi ove si parla inglese per ammortizzare l’esodo di docenti che vanno in pensione.
Le scuole stanno seguendo il servizio sanitario nazionale e gli operatori di assistenza sociale aumentando il reclutamento di insegnanti dall’estero per coprire i posti vacanti, lasciando le aule vuote in paesi come la Giamaica. I dati sull’immigrazione mostrano un aumento nel numero di visti per lavoratori qualificati rilasciati a insegnanti provenienti dall’estero, mentre il governo inglese sta utilizzando bonus per aumentare il numero di tirocinanti insegnanti dall’estero – in un momento in cui Rishi Sunak affermava che l’immigrazione legale nel Regno Unito era “ troppo alta” e ha promesso di ridurla. Anche se i numeri rimangono modesti rispetto a quelli del Servizio Sanitario Nazionale, la tendenza è in forte aumento e continuerà ad aumentare man mano che l’aumento degli insegnanti in formazione reclutati all’estero entreranno nel mondo del lavoro. L’anno scorso sono stati rilasciati quasi 1.100 visti di lavoro a insegnanti qualificati delle scuole secondarie, il doppio dei 555 visti rilasciati nel 2022 e ben oltre i 205 del 2021. Finora quest’anno, più di un candidato su quattro ai corsi di formazione per insegnanti in Inghilterra proviene da paesi terzi rispetto all’Europa.
La sola Giamaica ha fornito 486 insegnanti qualificati l’anno scorso, il doppio rispetto al 2022, quando le scuole in Inghilterra hanno lanciato campagne di reclutamento in un paese con una popolazione di appena 2,8 milioni di abitanti e che soffre di una cronica carenza di insegnanti qualificati. Emiliana Vegas, professoressa di pratica presso la Graduate School of Education di Harvard, ha dichiarato a The Guardian: “La realtà è che, dal punto di vista di un insegnante giamaicano, trasferirsi nel Regno Unito per lavorare è economicamente una buona idea. Gli stipendi e le condizioni di lavoro sono migliori nel Regno Unito che nella maggior parte dei paesi a basso e medio reddito, come la Giamaica. Ma per la società giamaicana, ciò ha l’effetto di allontanare i talenti, perpetuando così la sfida di migliorare la qualità dell’istruzione in Giamaica e in paesi simili e aumentando il divario nell’apprendimento degli studenti tra le società ad alto e a basso reddito”. Leighton Johnson, preside e presidente della Jamaica Teachers’ Association, ha affermato alla testata che la carenza di insegnanti è così grave che alcune scuole hanno avuto posti vacanti per oltre un anno, con il governo che ha consentito l’assunzione di insegnanti in pensione, specialisti non formati e persino insegnanti in vacanza. In altri casi, le scuole giamaicane hanno tagliato le materie insegnate perché non riuscivano a trovare docenti qualificati, mentre altre erano ricorse alla condivisione degli insegnanti tra i vari corsi offerti.
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