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Eurostat : Italia maglia nera per maschi laureati

Altra ricerca europea ed altra ‘mazzata’ per il nostro sistema d’istruzione: secondo Eurostat, l’agenzia statistica delle comunità europee, in Italia nel 2005 il numero di laureati maschi tra i 25 ai 64 anni è esattamente la metà della media europea. 
Stiamo fermi all’11,6% contro il 23,2% dell’Ue. Ancora una volta, soprattutto dopo gli avvilenti ultimi risultati Pisa-Ocse, sul fronte della formazione veniamo relegati in una posizione di rincalzo. Anzi, in questa occasione possiamo dire che il dato più basso di tutta l’Unione è tutto nostro. E questo, è bene ricordarlo, a fronte di un costo per studente tra i più alti nel mondo.
Implacabili ancora una volta i numeri: dall’indagine europea sul lavoro, in Germania i maschi laureati sono il 27,1% e le donne il 20,3%, in Francia rispettivamente il 23,7% e il 26,0%, in Gran Bretagna il 29,9% e il 29,7% e in Spagna il 28,1% e il 28,3%. Eurostat non sembrerebbe lasciare troppe attenuanti nemmeno alle donne: la percentuale di laureate italiane è infatti del 12,8%, rispetto ad una media comunitaria del 22,7%. Peggio fanno soltanto Malta (9,9%), Romania (10,7%) e Repubblica ceca (11,6%).
Secondo l’agenzia Ue i motivi di queste percentuali così modeste di investimento negli studi superiori risalirebbero anche al fatto che in Italia si fa molta meno formazione che nel resto d’Europa: da noi le percentuali di lavoratori iscritti ad un corso universitario sono appena del 9,0% tra le donne e il 6,4% tra i maschi, rispetto ad una media Ue del 23,3% e del 19,3%.
L’agenzia europea ha però anche tenuto a precisare che in Italia nei prossimi anni il numero di cittadini che conseguirà il titolo di ‘dottore’ tenderà a salire: fa ben sperare il fatti in pochi anni la percentuale di laureati italiani tra la fascia di età tra i 50 e 54 anni e i 30-34enni è aumentata dall’11,8% al 14,1% per gli uomini e dal 10,9% al 19,9% per le donne. I dati certificano così il sorpasso di quest’ultime sui maschi, soprattutto in giovane età.
Dati in risalita che non devono comunque illuderci: nella vicina Francia, per esempio, la percentuale di laureati tra le due categorie d’età è aumentata di oltre 20 punti per le donne (dal 18,7% al 40,6%) e di 17 per gli uomini (dal 17,4% al 34,4%).
Gli esperti statistici dell’Ue rivelano poi le lacune italiane anche nel settore della post-laurea. Secondo un altro documento diffuso a Bruxelles, nel 2004 sono stati assegnati 6.351 nuovi dottorati, pari al 2% della popolazione di laureandi. Per quanto riguarda i dottorati, in Europa la media è del 2,6%: ma a svettare sono soprattutto le percentuali di Austria (8,0%), Germania (7,2%), Svezia (7,1%), Portogallo (5,8%) e Finlandia (4,6%).
I primi della classe, invece, sono danesi (30,9%) e olandesi (32,7%) per i maschi, ed estoni (38,8%) e finlandesi 39,4%) per quanto riguarda le donne.
Fin qui il confronto a livello europeo. E se ci confrontiamo con gli altri Continenti? 
Le cose non cambiano granché: nel 2006 anche
l’Ocse bocciò il sistema d’istruzione italiano rilevando che solo 10 su 100 abitanti di età compresa fra 25 e 64 anni sono laureati contro i 24 della media Ocse. Neppure fra i giovani (25-34 anni) le cose vanno meglio, visto che Argentina, Malesia e Filippine vantano più “dottori” di noi.

Alessandro Giuliani

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