Le statistiche a livello europeo parlano chiaro: sono più di 3 milioni gli studenti e le studentesse che non si recano più in aula ed abbandonano la scuola prima del tempo nel Belpaese. L’allarme, oltre ad essere lanciato da enti per la statistica comunitaria come Eurostat e Eurydice, è recepito con preoccupazione dalle associazioni di categoria e dagli enti per la tutela sociale sparsi sul territorio, specie in quelle realtà in cui il fenomeno suddetto risulta maggiormente marcato. Già nel 2010 in seno alle istituzioni europee si faceva riferimento, presso la documentazione afferente ad Agenda 2020, la riduzione sensibile dell’abbandono scolastico e dei rispettivi valori complessivi, mettendo in atto una serie di strategie con riferimento allo status socioeconomico e familiare dei ragazzi intenti a non mettere più piede in aula.
Nel 2009 l’abbandono suddetto interessava, a livello comunitario, circa il 14 % degli studenti, valore di seguito (2019) ridottosi attorno al 10. I Paesi con il numero più alto di abbandoni scolastici sono Spagna (17,3%), Malta (16,7%) e Romania (15,3%). Altri Stati membri non sono riusciti a rispettare l’obiettivo del 10%: Bulgaria (13,9%), Italia (13,5%), Ungheria (11,8%), Portogallo (10,6%) e Germania (10,3), rende noto Eurydice in un rapporto recente, aggiornato sulla base dell’avvio annuale delle lezioni. L’impegno, specie delle realtà iberiche, atto a combattere il fenomeno dispersivo ha permesso ai rispettivi paesi di scendere, da valori pari se non superiori al 30 % per la fascia di età indicata 13 – 18 anni, a livelli accettabili pari al 10 % del totale organico degli studenti iscritti. In Grecia, Croazia e Lituania il dato è addirittura sotto al 5 %, ma Eurydice denuncia un trend negativo in Slovacchia e Cechia, ove si registra un aumento dell’abbandono del + 2,5 % in media per lo scorso biennio.
Come si è continuamente reso noto, il fenomeno della dispersione scolastica è intimamente se non indissolubilmente correlato agli indicatori socio-economici di sviluppo del gruppo familiare in cui lo studente si inserisce. Di certo i ragazzi, come risulta dai dati, ne risentono maggiormente (11,9 %) rispetto alle coetanee dell’altro sesso (8,4 %), valori proporzionali osservabili anche relativamente alla provenienza degli studenti: il fenomeno risulta più marcato per i ragazzi che studiano in un paese straniero differente da quello di origine (22,2 %) rispetto ai coetanei autoctoni (8,9 %). Anche l’assetto territoriale ed urbano reclama il suo ruolo: nelle aree urbane il fenomeno è meno marcato (9,1 %) rispetto ai sobborghi (11,2 %) ed alle realtà rurali (10,7 %).
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