Il mercato del lavoro perde pezzi su tutti i fronti, e un nuovo record disoccupazione si e’ registrato nei 17 Paesi dell’Eurozona: a marzo i senza lavoro erano 19,21 milioni, pari al 12,1% della popolazione attiva, contro il 12% registrato a febbraio, secondo Eurostat.
E l’Italia, con il suo 38,4% di giovani senza lavoro, è al top in Europa preceduta solo da Grecia e Spagna. “Preoccupa particolarmente” la disoccupazione giovanile in Europa, che può avere “conseguenze disastrose specialmente se prolungata perché i giovani non restano fuori solo dal lavoro ma anche dalla società”, ha detto il commissario all’occupazione Lazlo Andor commentando i dati. Per Andor bisogna evitare di “perdere una generazione, sarebbe un disastro economico e sociale”.
Nell’insieme dei 27 Paesi Ue la disoccupazione è invece rimasta stabile al 10,9%. Un anno fa, cioé nel marzo del 2012, segnala Eurostat, il tasso dei senza lavoro era dell’11% nell’Eurozona e del 10,3% nell’Ue a 27. In questi dodici mesi la disoccupazione è cresciuta in 19 Paesi, mentre è diminuita in otto.
L’incremento maggiore è stato registrato in Grecia (dal 21,5 al 27,2%), a Cipro (dal 10,7 al 14,2%) e in Spagna (dal 24,1 al 26,7%). Tra i Paesi dove la disoccupazione è diminuita figura invece l’Irlanda, con un calo dei senza lavoro di quasi un punto (dal 15 al 14,1%).
La disoccupazione maschile, tra marzo 2012 e marzo 2013, è passata dal 10,8 all’11,9% nell’Eurozona e dal 10,2 al 10,9% nell’Ue, mentre quella femminile è cresciuta rispettivamente dall’11,3 al 12,2% e dal 10,4 all’11%.
Su livelli ben più alti viaggia la quota dei senza lavoro per quanto riguarda i giovani under 25. Il tasso di disoccupati è passato in un anno dal 22,5 al 24% nell’Eurozona e dal 22,6 al 23,5% nell’Ue. Quanto all’Italia, a marzo la crisi occupazionale colpisce anche le donne, che finora avevano resistito: in un solo mese l’Istat conta 70 mila donne in meno al lavoro. Il bilancio complessivo, includendo anche gli uomini, parla di 248 mila posti persi in un anno.
Tornando alla caduta dell’occupazione femminile, si tratta di un fenomeno che segna lo scemare dell’effetto provocato dalla stretta sulle pensioni. Fino ad oggi il bacino delle lavoratrici non aveva subito attacchi solo grazie alla permanenza al lavoro delle ultracinquantenni. Ma adesso anche questo tampone è saltato. E non solo. Sempre tra le donne, l’Istat rileva un aumento dell’inattività a confronto con febbraio. L’avanzata di coloro che né hanno un lavoro né lo cercano è dovuta esclusivamente alla componente femminile (+69 mila).
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