Una delle “aziende” che in Italia fattura più di tutte continua ad essere quella degli evasori fiscali: le stime ufficiali indicano oltre i 100 miliardi l’anno; secondo “The Tax Research LLP“, con 190,9 miliardi di euro, l’Italia sarebbe prima in Europa; la scorsa primavera, l’allora vicepremier Luigi Di Maio ha detto che il nostro Paese “ha 300 miliardi di euro di evasione fiscale“; lunedì 9 dicembre, il Capo dello Stato Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale una rappresentanza di studenti delle scuole secondarie di secondo grado, ha ricordato che l’evasione fiscale calcolata nel “documento ufficiale dell’anno passato è di circa 119 miliardi di euro: una somma enorme”. Una somma in effetti altissima che equivale, per intenderci, a quattro leggi di bilancio.
Rispondendo alla domanda “Perché in Italia è così difficile combattere la piaga dell’evasione fiscale?”, il presidente della Repubblica ha così risposto: “L’evasione fiscale è l’esaltazione della chiusura in sé stessi, dell’individualismo esasperato. È un problema serio in molti Paesi. Lo è nel nostro. Vi sono Paesi in cui è molto più grave, vi sono Paesi in cui invece il senso civico di ciascuno lo ha quasi azzerato. È un problema grave perché significa ignorare che si vive insieme e che la convivenza significa contribuire tutti insieme – come dice la Costituzione, secondo le proprie possibilità – alla vita comune”.
Mattarella ha rimarcato che chi evade le tasse tenta “di sottrarsi a questo dovere, di sfruttare le tasse che pagano gli altri per i servizi di cui si avvale. È una cosa, a rifletterci, davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano. E questa è una cosa di particolare gravità. Se scomparisse, le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate”.
“Per questo – ha concluso il Capo dello Stato -, anche lì il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche – che stanno dando qualche risultato – ma è soprattutto di cultura e di mentalità, di capire che in un’associazione, in una società, in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto”.
Ad incontrare Sergio Mattarella al Quirinale sono stati gli studenti frequentanti gli istituti superiori I.I.S. Caterina da Siena e ITAS Giulio Natta di Milano; I.I.S. Montauti Delfico di Teramo; Liceo Artistico Preziotti Licini di Fermo – Porto San Giorgio; Liceo Classico Dante Alighieri di Roma; Liceo Amaldi di Roma; Liceo Scientifico Filippo Silvestri di Portici (NA); I.I.S. Piria di Rosarno (RC); Convitto Cutelli di Catania. C’erano anche allievi che componevano delle delegazioni dei Licei Albertelli, Keplero, Kennedy e Visconti di Roma.
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