Una vicenda curiosa quella relativa al Comune di una cittadina del Friuli Venezia Giulia, Cividale del Friuli, che ha fatto distribuire nelle scuole medie e superiori un opuscolo nel quale vengono elargiti consigli “anti-stupro” dedicati soprattutto alle ragazze, così come riporta Il Gazzettino.
Non lanciare sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti in discoteca e non varcare l’ingresso del locale indossando mini inguinali e calze a rete, visto che “alcuni studi hanno messo in evidenza che talvolta l’abbigliamento eccessivamente stravagante o succinto ha richiamato l’attenzione di persone particolarmente violente che avevano travisato le intenzioni della vittima”. Questo è ciò che si legge nell’opuscolo incriminato, Prevenire le aggressioni, combattere la violenza, realizzato con il contributo della Regione Fvg (ai sensi della legge regionale 17 del 2000 sui progetti antiviolenza) e distribuito dal Comune della città ducale ai ragazzi e alle ragazze delle medie e superiori cividalesi.
Sembra che la distribuzione del testo non sia una novità. Fatto sta che alcuni studenti, nel leggerlo, sono rimasti sconcertati. “Ci dicono di non girare da sole la notte, di non sorridere a sconosciuti e di non usare vestiti appariscenti in discoteca. Stavo per mettermi a piangere leggendo questi suggerimenti. È una cosa scandalosa e fuori dal tempo. Sicuramente faremo un’azione di protesta pubblica, appendendo dei cartelloni”, ha detto una studentessa.
A commentare è stato anche Movimento studentesco per il futuro, secondo cui “questi testi sono intrisi di per sé di violenza di genere: riteniamo infatti inaccettabile la narrativa tossica con cui viene trasmessa la colpevolizzazione delle vittime. La violenza è sempre responsabilità di chi la compie, mai di chi la subisce: parlare di prevenzione della violenza descrivendo il modo in cui la persona si veste significa giustificare l’aggressore. Frasi come non guardate insistentemente e non fate commenti indirizzati all’altrui ragazza/o, né sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti non fanno altro che evidenziare l’idea che la violenza sia responsabilità di chi la subisce e dei suoi comportamenti sbagliati”.
A difendere l’iniziativa la sindaca di Cividale Daniela Bernardi, che si è detta convinta di aver fatto la cosa giusta: “Mi fa piacere che siamo fuori dal tempo. Allora vuol dire che il problema è superato. Se i ragazzi contestano una cosa del genere, vuol dire che veramente il problema non esiste e allora effettivamente il percorso che è stato fatto ha dato buoni frutti. Se i giovani contestano l’opuscolo, che si facciano tutti un grande esame di coscienza”, ha detto, con sarcasmo.
“Il libretto ha colpito nel segno. Probabilmente ha creato una certa sensibilità. È anacronistico? Perfetto: allora rivediamo tutte le nostre posizioni e quando ci confrontiamo ricordiamoci che la libertà di uno finisce dove comincia la libertà dell’altro. Di conseguenza potremmo evitare tantissime situazioni di disagio se questo venisse fatto, non solo dai giovani ma un po’ da tutti”, ha continuato la Bernardi, dicendo che bisognerebbe riflettere sul tema senza preconcetti.
Ed ecco una riflessione sul dress code da adottare in determinate situazioni: “A volte vedo persone giovani o meno giovani che si vestono in modo che ritengo assai poco apprezzabile. Se una usa le gonne così corte che si vedono le mutande, per me è di cattivo gusto e non sono anacronistica. Che protestino va benissimo. Protestano per un testo che li mette in condizione di pensare a tutti i loro comportamenti”.
“Come Comune non abbiamo speso un euro per questo, il libretto è finanziato dalla Regione. Noi lo abbiamo solo consegnato”, ha concluso. Della stessa linea anche l’assessora alle Politiche sociali Catia Brinis, che ha detto di non trovare il contenuto del libretto per nulla anacronistico: “Non è la minigonna in sé quanto il contesto. Non è la gonna corta che fa deviare le persone con problematiche, ma in un determinato contesto l’abbigliamento è un elemento molto importante, secondo me, come mamma. Nelle scuole ci vorrebbero regole più rigide sugli abiti. Si vedono cose inaudite. Adesso c’è un’esagerazione”.
“L’opuscolo non è stato curato dal Comune. Abbiamo solo dato il patrocinio. È un progetto delle politiche sociali per prevenire le aggressioni e combattere la violenza, che viene fatto all’interno delle scuole. Mi sembrava importante tutelare i ragazzi, visto che anch’io sono mamma e come tale mi preoccupo del futuro dei nostri giovani”, ha aggiunto.
“I vestiti succinti? C’è scritto che è tratto da una statistica delle forze dell’ordine. Il testo non è stato materialmente scritto dal Comune. Sono spezzoni di indicazioni delle forze dell’ordine rivisitate dall’Irss e poi verificate da professionisti. È un testo che esce da anni, divulgato anche in altri Comuni. Noi lo abbiamo distribuito in medie e superiori. Lo abbiamo dato ai ragazzi anche l’anno scorso. Quest’anno è stato aggiornato. La frase sull’abbigliamento c’era anche nelle versioni precedenti”, ha concluso citando i dati a loro forniti e minimizzando la cosa.
Proprio ieri si è parlato molto di dress code a scuola, in seguito alle affermazioni della moglie del presidente francese Macron, Brigitte, ex insegnante, che ha detto che a scuola gli alunni dovrebbero indossare le divise per cancellare eventuali differenze.
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