In questi giorni, la Commissione Istruzione del Senato è impegnata nell’esame del decreto legge 23 gennaio 2014, n. 3, relativo alla ormai tristemente annosa questione degli scatti stipendiali del personale scolastico. Ciò che è stato annunciato con toni trionfalistici dall’ormai ex presidente del Consiglio Letta e dall’ex ministro dell’Istruzione Carrozza si sta palesando per quello che realmente è. Una gigantesca partita di giro che permette al personale di vedersi riconosciuto lo scatto stipendiale, tuttavia ridimensionando (di circa la metà) il fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa (Mof) con quel che comporta, a cominciare naturalmente dal blocco dei corsi di recupero e della realizzazione dei progetti Pof degli istituti scolastici.«Il gruppo del MoVimento 5 Stelle si dichiara fermamente contrario alla logica dei falsi investimenti nella Scuola, grandi operazioni contabili che non vedono un solo euro in più investito in questo settore» – dichiara il senatore Fabrizio Bocchino, che prosegue – «abbiamo presentato due emendamenti al decreto che mirano a recuperare il blocco non solo degli scatti 2012, ma anche di quelli relativi al 2013, a valere su fondi totalmente estranei al bilancio già pesantemente provato del Miur, rendendo così superflua la sessione negoziale». Ma le ipotesi emendative si estendono anche all’eventualità che il governo si rifiuti di immettere nuove risorse per ripristinare ciò che è un diritto dei docenti di ruolo. Il rischio del ricorso al MOF potrebbe essere, pertanto, scongiurato in modo diverso: «Abbiamo presentato due ulteriori emendamenti che mirano a coprire i recuperi degli scatti 2012 e 2013 usando interamente il solo fondo di cui al comma 9, art. 64 del decreto legge 112 del 2008, cioè proprio quel fondo specificamente previsto dalla legge a tal fine e formato con il 30% degli accantonamenti previsti, derivanti dall’entrata in vigore della cd. riforma Gelmini. «Il ricorso, dunque, a fondi quali il MOF risulta inopportuno se non illegittimo», conclude Bocchino il quale auspica dal Governo maggiore chiarezza e trasparenza in merito alle coperture del decreto e quindi alla sua correttezza contabile.