Il sud si gioca il tutto per tutto: oggi Miur e sindacati stanno decidendo le sorti degli alunni del mezzogiorno, soprattutto di quelli più svantaggiati perché la continuità didattica non è un diritto solo al nord.
E allora i docenti dei nastrini rossi non possono stare a guardare. Il senso del dovere li lascia a scuola, accanto ai loro alunni, ma protestano contro le scelte discutibili di volerli lasciare nord con limitazioni al contratto delle assegnazioni provvisorie dopo che la legge 107/2015 li ha costretti ingiustamente a seguito dell’arcano algoritmo in scuole del nord lontane centinaia di chilometri dai loro affetti, nonostante le cattedre al sud oggi siano ancora vuote o occupate da personale che non ha mai messo piede a scuola.
I Nastrini Rossi continuano la loro protesta di sensibilizzazione degli italiani ai problemi ormai inderogabili del Sud: basta cattedre a tempo determinato che creano solo danni agli alunni con disabilità e alle loro famiglie.
Limitare le assegnazioni provvisorie, ultimo treno per riavvicinare i docenti assunti con la riforma alle loro famiglie, vuol dire contribuire a quella desertificazione sociale, economica e culturale del Mezzogiorno, da sempre depredato di dignità e risorse economiche a vantaggio del Nord.
La protesta silenziosa dei Nastrini Rossi ha prodotto molteplici immagini durante il lavoro quotidiano dei docenti che hanno indossato a scuola al polso il simbolo della protesta che ormai li accompagna da un anno: il nastrino rosso.
Emblema che racconta del triplice amore dei docenti assunti con la riforma per la famiglia, la scuola e la propria terra. Le fotografie sono pubblicate sul blog dei Nastrini Rossi e sulla pagina di facebook Nastrini Rossi.
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