“I ragazzi hanno bisogno di sapere cosa condividere in rete e come farlo, ed è la scuola che deve insegnare ad usare la tecnologia responsabilmente”: così dice al Corriere della Sera la professoressa Michaelsen.
E la docente di inglese dice ancora: “Loro hanno il permesso di usare Twitter, Facebook, Skype e YouTube a scuola. Lavorando sui social network siamo riusciti a scrivere insieme Connected Learners, un libro che tra le altre cose spiega come usiamo Twitter a scuola”.
“Di certo a casa non rispondo sempre, ma di volta in volta decido se è urgente o meno quello che mi domandano”. “Facebook? Certo, da casa ci serve anche quello” e spiega pure come riesce a mettersi in contatto con gli studenti: “Compiti su facebook e consigli su twitter, ma niente «amicizia»” e infatti la prof usa una pagina pubblica per ogni classe che le viene assegnata.
“Condividere documenti su Facebook è spesso più semplice che stamparli e distribuirli di volta in volta agli studenti, magari assenti quel giorno. I ragazzi trascorrono sui social network molto tempo, perciò perché non raggiungerli dove sono, anziché passare dalle fredde e poco utilizzate piattaforme di condivisione didattica?”
“Sì, gli studenti possono distrarsi con Facebook e Twitter a portata di mano. Ma il compito dell’insegnante in classe non è chiudersi ma aprirsi, anche andando a spulciare cosa stanno facendo, o imponendo ritmi serrati e scadenze specifiche da rispettare, incentivandoli così a lavorare di più”.
Un altro suggerimento per i colleghi insegnanti, riporta il Corriere, è quello di stimolare la curiosità degli studenti sfruttando proprio i social network, con metodi alternativi di trasmissione delle nozioni. In fondo Facebook e Twitter sono solo uno strumento, e demonizzarli, restituisce sempre un retrogusto luddista.
“La scuola deve insegnare come si usano i social e anche far ragionare i ragazzi. I social media sono già una parte importante della nostra vita e la maggioranza dei miei studenti useranno la tecnologia nella loro professione. Perciò è necessario che la scuola insegni loro sia l’aspetto funzionale, sia quello etico. Non dimentichiamoci che il nostro obiettivo è fornire loro le competenze di cui avranno bisogno nel ventunesimo secolo”.
Tuttavia occorre pure dire che nelle classi norvegesi c’è un ambiente ideale per studenti e professori. All’istruzione pubblica e gratuita, si accompagnano investimenti di non poco conto da parte dello Stato che assicurano a ciascuno studente un tablet o un pc da usare non solo a scopo didattico.
Ma tutto questo occorrerebbe dirlo a chi di dovere in Italia, dove pero, pur sapendolo tutti, si fa finta di niente
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