Facebook, rappresenta il conosciuto dei genitori, identificandolo come l’ambiente più frequentato dai propri ragazzi. Non è più così. E questo preoccupa!
Fino a due-tre anni fa, Facebook era molto frequentato dai ragazzi. I genitori si sentivano abbastanza rincuorati da questa scelta. Grande sottovalutazione dei rischi insiti in un social network ( e non solo). Mi riferisco ai furti d’identità, alle maldestre condivisioni o a inadeguati filtri “privacy”…
Nel frattempo molto è cambiato, ma non i genitori che sono rimasti praticamente fermi!
Si registra qualche timido aggiornamento del loro conosciuto. Mi riferisco a Instagram e WhatsApp.
I ragazzi, invece, stanno discretamente disertando il Social Network più famoso. I profili assomigliano a delle navi senza timone e guida. Non vengono chiusi e servono a illudere di una presenza. Rappresentano i classici specchietti per le allodole. Servono a distrarre, nulla più!
I numeri e i motivi di una diaspora
L’abbandono è più di una sensazione. Sono gli stessi responsabili del Social ad ammettere il calo. Si legge: “Stando a quanto riportato nell’ultima report trimestrale della società, il numero è passato da 185 a 184 milioni. Un calo contenuto, ma che rappresenta comunque un segnale preoccupante per l’azienda di Menlo Park. L’aspetto più importante, però, è la fascia demografica in cui è avvenuto il declino: nel 2017, l’utenza tra i 12 e i 17 anni è infatti scesa del 9,9%. Nel complesso, il social network fondato da Mark Zuckerberg sembra perdere terreno tra i giovani al di sotto dei 25 anni, facendo segnare un saldo negativo di 2,8 milioni. La tendenza, secondo alcune ricerche, è confermata anche in Italia.”
Il motivo di questa diaspora? La consapevolezza di poter esser “visti”, letti anche dai genitori. I nostri ragazzi non sono molto propensi a condividere il loro mondo. Un universo parallelo, non comunicante con quello degli adulti, da cui si mantengono alla larga. In questo universo essi possono manifestare le loro “identità multiple” finalizzate a nascondere o ad esaltare aspetti del loro io fisico e personale ancora in costruzione.
L’articolo citato presenta Instagram come il principale capolinea del viaggio dei nostri nativi digitali. Si legge “Il primo approdo è Instagram, che in Italia ha raggiunto quota 14 milioni di iscritti (contro i 30 di Facebook) e nel mondo può contare su 800 milioni di utenti attivi, il 59% dei quali compresi in un’età che va dai 18 ai 29 anni.”
Abituato a dare importanza ai dati, non potrei smentire questi numeri. Ritengo, però, che esista un mondo più dark, maggiormente attento a rispondere ai bisogni dei giovani utenti, proponendo chat segrete (modalità end to end) e sull’anonimato.
Ambienti costituiti da social, applicazioni e IM che partendo dal modello “Snapchat” stanno lentamente, ma progressivamente conquistando l’attenzione dei nostri ragazzi, come ad esempio Burn Note e Periscope, Meerkat. E non è finita! Secret permette di postare messaggi, foto chattare in assoluto anonimato; Truth consente di inviare messaggi anonimi ai contatti presenti sul proprio smartphone, anche se il destinatario non ha l’app, installata. Pochi esempi per comprendere quanto sia variegato e dinamico l’universo virtuale oltre Facebook e Instagram.
Tutto questo richiede genitori “aggressivi”. L’espressione non rimanda a manifestazioni violente, bensì alla volontà di rientrare in gioco nella dinamica educatica con competenza e autorevolezza. Se questo non accadrà, allora rimarrà il mercato retto dal Thanatos e dall’Eros, finalizzati al guadagno!
di Gianfranco Scialpi
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