Falliti nella scuola americana i curricoli di…astinenza sessuale
È, infatti, relativa alle pretese che i governanti hanno di caricare i sistemi scolastici di tutti i problemi e i disagi che assillano la società, ma pure ai tanti errori che chi ha la guida del futuro delle generazioni compie tutte le volte che si illude che la scuola sia la panacea dei malesseri sociali.
Da noi, in Italia, e forse da tutti gli altri sistemi scolastici degli Stati civili, al massimo, si pretende che la scuola si occupi di educazione alla legalità, alla sicurezza stradale, alla salute, al rispetto dell’ambiente, per dire delle tematiche che più frequentemente si scaricano prepotentemente sulla scuola, ma mai che si educhino i ragazzi alla…astinenza sessuale prematrimoniale.
Questo sicuramente nella convinzione che un tema di portata tanto scottante da coinvolgere l’affettività, l’emotività, la socialità e le stesse convinzioni etiche e religiose dell’individuo non possano essere oggetto di specifici interventi dell’esposizione ai processi di istruzione e di educazione offerti dai sistemi scolastici attraverso specifici curricoli, ma semmai trattato all’interno di quella più ampia formazione integrale dello studente cui la scuola, a qualsiasi ideologia o convinzione etica ispirata, deve essere sempre finalizzata.
Nella puritana America, però, diverse sono le convinzioni in questa materia tanto che a metà degli anni Novanta, all’interno di una vera e propria campagna, c’è stato il primo stanziamento, con fondi pubblici, di 68 milioni di $ per educare…all’astinenza sessuale gli alunni di 9 anni in negli Stati che volessero impegnarsi in questo disegno educativo.
Con Bush, il presidente pronto a dichiarare sempre e dovunque la guerra, i finanziamenti per la guerra contro…l’astinenza prematrimoniale sono incrementi e portati a 200 milioni di $ l’anno. Il budget è divenuto di 268 $ nell’anno 2007.
Si trattava di finanziare progetti e curricoli anche attraverso la stampa, fra l’altro, di opuscoli e altri sussidi per esaltare l’astinenza e demonizzare il sesso precoce nel nome di una vera e propria…guerra preventiva contro il desiderio sessuale tipico della pubertà ed evitare, così, gravidanze indesiderate, diffusione delle malattie veneree ecc.
Oggi sono arrivati – diffusi anche via internet – i primi risultati testati scientificamente, come solo certe società scientificamente avanzate sanno fare, che hanno dimostrato che, nonostante il miliardo di dollari impegnato in questi anni, i…virginauti – così sono starti chiamati coloro che avevano promesso l’astinenza – fanno…sesso come gli altri. Come tutti gli altri.
I ragazzi che hanno seguito i corsi di castità hanno, insomma, fatto l’amore, per la prima volta, in media all’età di 14 anni e nove mesi. Come i compagni che non hanno seguito i corsi finanziati dal governo federale.
Ancora: il 55% degli…studiosi della castità hanno fatto l’amore nell’ultimo anno con due o tre partner diversi come, del resto, il 56% dei coetanei che non hanno seguito i corsi di astinenza.
Fin qui la notizia che può essere commentata da più angolazioni. Importante è che si cada nel solito semplicismo argomentativo quando si tratta di eventi scolastici.
L’astinenza, infatti, non può essere insegnata come una qualsiasi disciplina. Non è, in verità, disciplina di studio come la matematica, la lingua, le scienze che hanno dei loro contenuti che la scuola deve saper fare…metabolizzare agli studenti anche se all’interno di un progetto più vasto di formazione del carattere. È cosa ben diversa. Né, qui sarebbe facile, dire che cosa in realtà è.
Tanto è dimostrato, del resto, anche dal fatto che non può essere condivisibile che vengano proibiti, in qualunque modo, certi comportamenti. Il proibizionismo, ci ha insegnato la storia, non ha ridotto l’uso delle bevande alcoliche. Né – come anche questo verifichiamo quotidianamente – la minaccia del carcere riduce il traffico delle droghe.
Una domanda è d’obbligo, tuttavia: come sistemi scolastici tutto sommati abbastanza evoluti possano cadere in siffatti errori?
È un ulteriore conferma del fatto che la crisi della scuola non è un tipicamente italiana e che per essere superata c’è bisogno di un surplus di impegno che le società moderne non possono avere!